Cronaca Italiana
martedì, 19 Novembre 2013

Fikri: “Mi hanno rovinato la vita, chiederò un risarcimento”

di Matteo Ghidoni
L'unico sospettato dell'omicidio di Yara esce di scena: "Ora voglio giustizia"
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Video di MG
ESCLUSIVO - PADOVA - Il fascicolo di Mohammed Fikri, nel caso sull'omicidio di Yara Gambirasio, è stato archiviato. Secondo il pm Letizia Ruggeri, che si è occupata del caso non appena tornata dalle vacanze cominciate due settimane dopo la sparizione della ragazzina di Brembate e secondo il gip Patrizia Ingrasci, che ha disposto effettivamente l'uscita di scena dell'unico indagato del processo, l'archiviazione della posizione del piastrellista marocchino non sposta nulla nell'equilibrio delle indagini.

"Mi hanno rovinato la vita", tuona lui nell'intervista esclusiva rilasciata a Kikapress.

"Mi spiace per la famiglia di quella bambina, ma io non c'entro niente. Nessuno adesso vuole darmi lavoro, la mia ragazza mi ha lasciato e il mio permesso di soggiorno è stato bloccato. Ho anche paura che qualcuno possa compiere dei gesti folli, per vendicare la morte di quella povera ragazza".

Scagionato dalle accuse di omicidio e poi di favoreggiamento. Perché ha scelto di restare in Italia?

"Ho passato momenti molto difficili, ma sono innamorato di questo paese. Se le cose continueranno a essere così difficili però, sarò costretto a tornare in Marocco".

Dove era lei nei momenti in cui La Gambirasio veniva rapita?

"Ero a cena con il mio datore di lavoro, la padrona del ristorante in cui eravamo lo ha testimoniato. Hanno accusato solo me perché gli serviva un colpevole, volevano incastrarmi".

Attorno alla scena del rapimento, quella stessa notte, è stato visto un furgone chiaro che alcuni abitanti hanno segnalato come sospetto. Quando lei è stato arrestato, nel 2010 su un traghetto diretto a Tangeri, aveva imbarcato con se un furgone bianco di cui oggi si sono perse le tracce.

"Il furgone visto a Brembate forse era quello del mio capo, lo usavamo per lavorare".

Il furgone che lei ha imbarcato però, era di proprietà di suo cugino.

"Si era mio e di mio cugino. Eravamo in società e andavamo in Marocco perché volevamo iniziare un nuovo business. Con il mio arresto abbiamo dovuto rinunciare a tutto, il furgone è stato riportato in Italia e venduto. Ma quel mezzo non è mai stato a Bergamo, è sempre rimasto nella zona di Treviso".

Vuole lanciare un appello? "Chiedo alle persone di fidarsi di me e allo Stato italiano di rimborsare l'enorme danno di immagine e reputazione che ho subito".

DISPONIBILE INTERVISTA