Venezia 2015
mercoledì, 2 Settembre 2015

Venezia 2015: è il giorno di Everest

di Chiara Bruschi
Jake Gyllenhall e la sfida con la montagna: "Il mio ruolo? Una grande responsabilità"
(KIKA) - VENEZIA - “Qualsiasi ambizione  può essere rapportata a una montagna”. Baltasar Kormákur, regista islandese di Everest, film che ha aperto,  fuori Concorso, la 72esima Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, ha risposto così a una domanda sul suo ultimo film.

La pellicola, che uscirà in Italia il 24 settembre, racconta il viaggio di due spedizioni che si imbattono in una violentissima tempesta di neve. Il coraggio degli scalatori viene messo a dura prova dalla forza della natura, che trasformerà la loro ossessione in una lotta per la sopravvivenza. Al centro di questa vicenda, però, c’è molto altro, a partire dall’aspetto economico che ruota attorno alla grande montagna. Partecipare alla spedizione, infatti, costa 65mila dollari.

Nel cast, che è arrivato al Lido e ha partecipato poi alla conferenza stampa, ci sono Jake Gyllenhaal, Josh Brolin, Jason Clarke, John Hawkes, Robin Wright, Sam Worthington, Keira Knightley e Emily Watson.

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Per alcuni di loro raccontare la spedizione drammatica del 1996 in cui morirono 9 alpinisti non è stata un’esperienza facile. Ad aiutarli sono stati i sopravvissuti a quella tragedia e i parenti delle vittime, alcuni dei quali erano anche presenti in sala, a Venezia.

Jake Gyllenhall interpreta una delle guide, la più spavalda ed estroversa tra tutte. Ecco come ha commentato il suo ruolo:

“Quando di cerca di raccontare qualcosa che è veramente successo, si ha un’enorme responsabilità. Non sapevo, quando ho accettato questa parte, come la storia che stavamo per raccontare avesse impattato la famiglia del mio personaggio, e i suoi figli, che mi hanno contatto preoccupati del ritratto che avrei dato del loro padre. Era bello stare seduti con loro e ascoltare dalla loro voce chi era veramente il loro papà, sentire lui attraverso i suoi figli. Io poi ho cercato di mettere questa energia nel personaggio, volevo raccontare l’esperienza nel suo totalità”.



LOCATION ESTREME

A dispetto della computer grafica, il film è stato quasi interamente girato in location estreme che hanno richiesto non poca preparazione fisica e psicologica: “Abbiamo vissuto davvero nel villaggio e non potevamo lasciarlo - ha spiegato Josh Brolin - abbiamo vissuto ogni giorno lo stesso isolamento dei nostri personaggi e anche nella realtà, come nel film, c’erano grandi personalità che si scontravano. Ma alla fine, quando siamo tornati a Londra, qualcosa si era rotto. Non eravamo più costretti a stare uno con l’altro, non eravamo più in montagna da soli e  un po’ mi dispiaceva ma quello che volevo io era tornare a Los Angeles, a casa. Da qui ho ripensato e apprezzato l’esperienza vissuta prima”.

“Si può fare tanto con la computer grafica, ma volevo che gli attori vivessero la vera sfida con la natura - ha aggiunto il regista - non volevo dei personaggi tipici delle sceneggiature di  Hollywood, ma volevo un’immagine più intima. Ci siamo adattati a meno 60 gradi, soffiavamo in faccia alla neve davvero.

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Video di Yuri Amodio


Sulle location il regista ha aggiunto: “Abbiamo girato in Nepal, abbiamo cercato i veri luoghi in cui era accaduta la storia, abbiamo camminato molto e avevamo solo elicotteri perché non ci era permesso utilizzare altri veicoli. Quando però l’ossigeno iniziava a mancare abbiamo dovuto lasciare la zona. Un conto è camminare per una passeggiata in montagna, un altro è farlo per 12 ore in quelle condizioni. Non abbiamo mai messo in pericolo nessuno, li ho fatti soffrire ma non li ho feriti. Una volta lasciato il Nepal siamo andati sulle Dolimiti, in Val Senales (Trentino-Alto Adige, ndr) e poi in studio”.

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LA MONTAGNA NON È UN’IMPRESA PER DONNE?
“Una delle eroine di questa impresa è la giapponese Yosuko Namba la prima donna a salire sull’Everest”, ha commentato Emily Watson.
Non credo che la montagna sia un mondo dominato dalla figura maschile - ha aggiunto il regista - ci sono donne arrivate in cima all’Everest, siamo stati al campo base, e le donne sono fortissime nella scalata”.

 

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