Cronaca Italiana
mercoledì, 16 Dicembre 2015

Scuola: 30mila supplenti senza stipendio, situazione disperata

di Massimo Rosi
Da almeno tre mesi molti insegnanti sono rimasti senza stipendio. Silenzio dal ministero
(KIKA) - MILANO - La riforma della Buona Scuola varata dal Governo Renzi ha suscitato polemiche in tutto il Paese, anche se a detta dello stesso dicastero di viale Trastevere sono state poco più di 102mila le immissioni effettive in ruolo.

L'informatizzazione del sistema scolastico, nella sua più profonda riforma della politica moderna, ha aperto la strada a grandi manovre a livello infrastrutturale digitalizzando l'anziana burocrazia scolastica, ma ha stravolto la vita a tutti quei precari che, seppure hanno ottenuto la possibilità di essere immessi in ruolo decretando la fine alle graduatorie, sono stati costretti a trasferimenti di provincia e perfino regione.

Uno scossone era pur necessario per consentire a tutto il sistema di svecchiarsi, ma  a rimetterci finora sono stati gli insegnanti che, per volontà o per mancanza di requisiti anche dopo anni di servizio, non facevano parte delle graduatorie a esaurimento e, per questo, sono rimasti precari.

Nella battaglia quotidiana per ottenere una supplenza e quindi un lavoro, seppure frammentario, vivendo con la costante ansia di una telefonata dalla scuola di primo mattino e con il pensiero di poter essere chiamati ancora per poter assicurare un tetto sopra la testa ai propri figli, questi insegnanti sono rimasti indietro, ma non per questo devono godere di meno diritti dei loro colleghi "fortunati".

Da settembre circa 30mila insegnanti precari, stando alle stime riportate dal sito Orizzontescuola.it, sono in attesa del loro stipendio, e tra loro ci sarebbero anche persone che versano in condizioni davvero difficili, com'è facile immaginare.

La mobilitazione dei sindacati di categoria è unanime, con Anief, FLC Cgil, CISL Scuola, UIL Scuola, SNALS, Confsal, GILDA, Unams, uniti nella richiesta di un confronto con il presidente del Consiglio e il Ministro, finora negato.

L'avvocato Giovanni Rinaldi, inoltre, depositerà a breve il primo decreto ingiuntivo di una docente che non è più in grado di garantire un pasto al proprio figlio, se le cose non cambieranno, il primo di una lunga serie.

La situazione sembra davvero disperata, così come viene definita dalle stesse parole degli insegnanti in questione, che nella disperazione si aggregano, con l'aiuto dei sindacati di categoria e perfino sui social network.

È il caso, per esempio, di Maria Rita Castellano, insegnante supplente all'Istituto De Amicis - Manzoni di Alessandria, che ha creato un gruppo su Facebook dal nome "Supplenti senza stipendio", per confrontarsi con i colleghi che vivono la sua stessa situazione, dovuta a quanto pare alla mancanza di fondi al Ministero del Tesoro e dalle disfuzioni del SIDI, la piattaforma digitale prevista, proprio da settembre, per la gestione dei contratti scolastici e la loro liquidazione.

La sua sperimentazione, iniziata a maggio 2015 e durata circa un mese, ha preceduto la sua messa in atto formale a inizio settembre, data che coincide appunto con il periodo di mancato pagamento degli insegnanti, dopo la quale il pagamento del contratto di supplenza non è più a carico della scuola, ma del Mef.

La circolare di presentazione del periodo di sperimentazione SIDI recava la firma del dirigente dell'Ufficio III - Sviluppo del Sistema Informativo del DGCASIS (Direzione generale per i contratti, gli acquisti e per i sistemi informativi e la statistica), Paolo De Santis. DGCASIS che, stando a quanto viene indicato sulla pagina del sito del MIUR, non ha ancora un direttore generale.

Così come la Direzione generale per gli studi, la statistica e i sistemi informativi, che ha posti vacanti alla direzione degli uffici V, VI, IX, X, alcuni dei quali si occupano tra le altre cose, anche di "analisi dei fabbisogni e delle richieste di beni e servizi informatici e conseguente pianificazione degli interventi, anche in relazione allo sviluppo del sistema informativo per i settori università, ricerca ed alta formazione artistica, musicale e coreutica".



Peraltro, secondo la manovra finanziaria, i circa 60 milioni di euro "risparmiati" dalle scuole per il pagamento degli incarichi a tempo determinato l'anno scorso dovranno essere riversati all'erario e non potranno quindi essere utilizzati dalle singole scuole per arginare il problema.

Il termine imposto da molte sigle sindacali è quello del 20 dicembre, entro cui il Ministero dovrà farsi sentire sulla questione e liquidare gli arretrati, pena un'ondata vera e propria di ricorsi al Giudice del Lavoro per vedere garantiti i propri diritti.