(KIKA) – ESCLUSIVO – LAMPEDUSA - È ancora presto per poterlo affermare con certezza, ma il naufragio di alcune ore fa avvenuto nel Canale di Sicilia, sembra essere la più grave tragedia del mare dal Dopoguerra a oggi. Si temono 700 vittime anche se un testimone parla di 950 persone a bordo.
Enzo Billeci e i suoi fratelli, Giuseppe e Roberto, sono tre pescatori che insieme formano l’equipaggio della Palermo Nostra, ormeggiata nel porto di Lampedusa. Enzo, che è stato assessore e oggi è consigliere nel comune della piccola isola delle Pelagie, afferma: “Negli anni sono cambiate le leggi sull’immigrazione, ma la legge del mare è rimasta una sola: se vediamo un uomo che rischia di affogare, siamo obbligati a salvarlo. Quando sei là fuori la legge ha meno valore della vita di un essere umano".
"Molto spesso ci è capitato di assistere migranti in difficoltà, a bordo di barconi precari senza cibo né acqua, anche per molte ore consecutive. Abbiamo sempre agito chiedendo prima autorizzazione alla nostra Capitaneria di Porto e non ce ne siamo mai pentiti. Nell'ottobre del 2013, quando c’è stata la strage di clandestini, ne abbiamo visti affogare quasi trecento a poche miglia dal nostro porto. Molti di noi pescatori hanno dato una mano salvando tutti coloro che è stato possibile salvare. Questi uomini hanno ricevuto riconoscimenti, non punizioni. Il mestiere del pescatore è duro, ci pagano sempre meno e ci capita di stare in mare settimane intere. Non vogliamo rinunciare anche alla nostra umanità".
"Se inizialmente la possibilità di incrociarli a bordo dei barconi della speranza un po’ ci spaventava, ormai ci siamo abituati. Fa parte del nostro lavoro”.
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