(KIKA) - ESCLUSIVO - LONGARONE - “Quell’onda ha spazzato via la città. Duemila persone morte in meno di cinque minuti. Ma non è tutto, neanche i morti vennero risparmiati. Le bare del vecchio cimitero vennero scoperchiate, chi era morto da anni mescolato a chi stava morendo in quel momento. I giorni successivi furono terribili. Cercammo i nostri amici e le nostre famiglie, dargli una degna sepoltura era obbiettivo che avevamo noi superstiti”. Scegliemmo un luogo, uno dei pochi che non era stato raso al suolo dalla furia dell’onda e decidemmo di costruire un cimitero, dedicato interamente alle vittime del Vajont. Ognuno deve avere un nome e un luogo in cui riposare. Mi sono incaricato io personalmente di organizzare la disposizione delle salme, è stato difficile ma ho cercato di riunire le famiglie”. Fuori dalla struttura c’è una frase intensa, dedicata al ricordo di un intera comunità: “Prima il fragore dell'onda, poi il silenzio della morte, mai l'oblio della memoria".