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Los Angeles - martedì, 17 Ottobre 2017
"Weinstein, tutti lo sapevamo ma ci andava bene così"
La scomoda verità emerge da un post Facebook dello sceneggiatore Scott Rosenberg.
The Invisibles'', Harvey Weinstein, Madonna - New York - 11-01-2007 -

(KIKA) - LOS ANGELES - Aumentano di giorno in giorno le celebrity che rivelano le molestie subite da Harvey Weinstein il quale, dopo il ricovero in rehab e l'esclusione dai prossimi Oscar, sembra caduto in disgrazia.

Se molti hanno criticato le attrici che si sono esposte contro di lui, come è successo per esempio ad Asia Argento, perché le denunce sono state ritenute tardive, in molti hanno però sussurrato che la condotta ripetuta di Weinstein, e la quantità delle sue vittime, non poteva certo passare inosservato.

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Un segreto di Pulcinella, insomma, di cui tutti erano a conoscenza: la conferma arriva da un post su Facebook dell'attore e sceneggiatore Scott Rosenberg, riportato dal sito Dagospia, in cui le cose sono dette chiaramente.

"Io c’ero. E lasciatemi dire una cosa: TUTTI SAPEVANO, CAZZO. Non che stuprasse, quello non l’abbiamo mai saputo. Ma sapevano una storia di comportamenti aggressivi che era piuttosto spaventosa. Sapevamo della fame di quell’uomo; il suo fervore; il suo appetito. Non c’era niente di segreto sulla sua rapacità vorace; come un orco insaziabile uscito dalle favole dei fratelli Grimm. Tutto avvolto in promesse vaghe di ruoli nei film. E questo deve essere detto: c’erano molte che cedevano davvero al suo fascino ingombrante. Volontariamente. Che di sicuro lo avrà solo incoraggiato a lanciare la sua rete fetida in modo ancora più ampio," scrivono su Dagospia traducendo il post.

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Continua Rosenberg: "Per me, se il comportamento di Harvey è la cosa più disgustosa che uno possa immaginare, al secondo posto (di poco) c’è l’attuale ondata di condanne ipocrite e smentite che si infrange su queste coste di rettitudine come una marea di virtù farlocca".

Ma perché se tutti sapevano, tutti hanno taciuto? Semplice: perché il sistema di cui Harvey Weinstein era il cardine, Dio, come lo definì Meryl Streep, andava bene a tutti. Perché lui produceva i film migliori, i più intelligenti, che facevano guadagnare tanto registi, sceneggiatori, attori. 

"Con Harvey abbiamo passato i momenti migliori. Produceva i nostri film. Organizzava le feste più pazzesche. Ci portava ai Golden Globes! Ci presentava le persone più incredibili. I più clamorosi weekend degli Oscar. Lui dava, e dava, e dava, e dava. Aveva la generosità di un monarca vulcanico per chi era parte del suo giro. E i suoi capos e soldati dovevano ripagarlo con una fedeltà degna di un padrino mafioso."

 

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"Ma non pensate a noi! Pensate a tutto quello che faceva per la cultura! Faceva film incredibilmente belli in un momento in cui tutti sfornavano scimmiottature di “Indipendence Day”. Era glorioso. Tutto. Quindi che sarà mai stato se era un po’ prepotente con qualche giovane modella che aveva smosso le montagne pur di entrare a una delle sue feste? Quindi che sarà mai stato se mostrava i genitali in qualche stanza di hotel a cinque stelle. Perché avremmo dovuto noi fermare il gioco? La gallina dalle uova d’oro non capita molte volte nella vita di un uomo. Tutti sapevano, cazzo. Ma tutti si stavano divertendo troppo."

L'egoismo e il tornaconto personale, secondo Rosenberg, hanno tanta colpa quanto la spregevole condotta di Weinstein: Hollywood imparerà dai suoi sbagli?

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