mercoledì, 30 Maggio 2012

Il Pane Quotidiano ai tempi dell’Euro

di Matteo Ghidoni
Sempre più persone ricorrono agli aiuti dell'associazione

(KIKA) – MILANO - Il Pane Quotidiano è un'associazione laica che distribuisce alimenti ed abbigliamento a chiunque si presenti davanti ai suoi cancelli. “Sorella, Fratello, non ti domanderemo chi sei, né perchè hai bisogno, né quali sono le tue opinioni”: queste le parole scritte sul cartello davanti alla sede dell'organizzazione in Viale Toscana 28 a Milano.

Luigi Rossi è volontario e membro del consiglio di amministrazione del gruppo.

“La nascita del nostro gruppo risale a centoquattordici anni fa. Quando nel 1898, Edoardo Banfi ideò la Società del Pane Quotidiano, lo fece secondo la sentita convinzione che il pane, in quanto alimento base, non dovesse mai mancare sulla tavola di nessuno. Da allora ogni giorno in cui si panifica, vale a dire ogni giorno lavorativo dell’anno, distribuiamo beni di prima necessità a chiunque ce lo richieda”.

Non fate nessuna distinzione fra le persone?

Noi partiamo dal presupposto che la fame è fame, non ha documenti, permessi di soggiorno o tessere di riconoscimento. Già il fatto che una persona faccia la fila per chiedere da mangiare, prevaricando anche parte della sua stessa dignità, dimostra un reale bisogno che va soddisfatto. Possiamo dire che ci basiamo sulla coscienza di chi ci chiede il cibo. Chi non ha bisogno e si mette in coda, prendendo quello che spetterebbe a qualcun altro, commette un’azione vergognosa e umilia prima di tutto se stesso.

Da dove proviene tutto il cibo che distribuite?

“Gli alimenti ci vengono per la maggior parte donati da grandi aziende del settore alimentare, che noi amiamo definire i nostri sponsor. La Granarolo ci fornisce latte e yogurt ogni giorno, la Beretta che ci rifornisce di salumi, Panem ci dona dodici quintali di pane ogni mattina. La Ferrero e la Lindt ci regalano cioccolata, i venditori indipendenti dell’ortomercato ci danno frutta e verdura da distribuire ai meno fortunati. Sono tante le aziende che ci sostengono e rendono possibile il nostro lavoro. Se dovessimo comprare di tasca nostra tutto quello che distribuiamo, altro che centoquattordici anni, non dureremmo neanche centoquattordici ore”.Dovete contare interamente sulle vostre forze e sulle donazioni?

“La nostra è un’associazione laica e apolitica. Non siamo appoggiati né dal Vaticano né da partiti, viviamo autofinanziandoci, grazie all’apporto di circa sessanta volontari, che ogni giorno danno il loro contributo alla causa. I nostri costi vivi sono due dipendenti stipendiati e le diverse utenze delle due sedi di Milano, in Viale Toscana e in Viale Monza”.



La crisi economica ha fatto aumentate il numero di persone che non riescono a mantenersi?

“Diciamoci la verità, la crisi è un finto problema, una pagliacciata inventata da qualcuno per fare del sano terrorismo.

Il vero spartiacque è stato l’entrata nell’euro. Un esempio molto semplice: prima del duemilauno, un pensionato che prendeva un milione e mezzo di lire viveva alla grande. Lo stesso pensionato oggi prende settecentocinquanta Euro non riesce a vivere. Gli stipendi e le pensioni sono rimasti uguali, ma il potere di acquisto delle persone si è dimezzato. se vogliamo prenderci in giro diciamoci che è colpa della crisi, ma non è così.



Che tipo di persone vengono al Pane Quotidiano a chiedere aiuto?

Prima dell’ Euro erano soprattutto gli extracomunitari, oggi sono praticamente triplicate le persone italiane più deboli, cioè gli anziani. Italiani che magari hanno lavorato una vita, ma con la pensione non riescono a sopravvivere.

Gli italiani più giovani sono molto pochi, ma sono convinto che non sia perchè non ci sono ragazzi poveri, credo semplicemente che molti di questi si vergognino a chiedre aiuto. Diciamo che questa viene considerata l’ultima spiaggia”.Qual’è la giornata tipo di un volontario che lavora qui?

Inizia molto presto la mattina, verso le sette, veniamo qui per scaricare i camion e per preparare tutto il supporto logistico necessario alla distribuzione, che avviene dale nove alle undici. Ovviamente se c’è ancora gente in fila, cerchiamo di smaltirla tutta.



Avete anche problemi di ordine pubblico?

A volte ci sono problemi fra le persone in fila, per lo più di ordine razziale o religioso. Noi che lavoriamo qui, di problemi con i nostri ospiti non ne abbiamo praticamente mai. La gente riconosce il nostro ruolo e ci è grata per quello che facciamo.

Passando alcune ore dentro al Pane Quotidiano, si incontrano uomini e donne di tutti i tipi e di tutte le età: Mohammed, ex muratore che da quando ha scoperto di essere epilettico è stato licenziato ed è costretto a vivere per strada. Roberta, una ragazza di origini pugliesi che per problemi di salute ha perso il lavoro e non sa come sbarcare il lunario, per sé e per sua figlia. Angelo, ex pugile della nazionale italiana, che da dodici anni ogni mattina entra per primo nella sede di Viale Toscana per dare il suo contributo ai visitatori che si presentano lì ogni giorno. Storie di disagio e storie di solidarietà, che si incontrano quotidianamente, migliorando la vita dei loro protagonisti.



MATTEO GHIDONI