Interviste
 
L'attrice recita la parte di una femme fatale in Gangster Squad

LOS ANGELES – In Gangster Squad, Emma Stone è alle prese con un personaggio e un periodo storico del tutto diversi rispetto ai film e ai ruoli interpretati finora.
In questo film ambientato nella Los Angeles degli anni ’40 e ispirato al genere gangster/noir, la Stone è Grace Faraday, una giovane donna che arriva a Hollywood con l’ambizione di diventare una star del cinema, e che finisce per diventare l’amante del più pericoloso gangster della città, Mickey Cohen (Sean Penn).

Diretta ancora una volta da Ruben Fleischer, con cui aveva già lavorato in Benvenuti a Zombieland, la Stone è una grande fan dei film degli anni ’40:

“Ho sempre amato Lauren Bacall, Bette Davis, Katharine Hepburn, quindi avere l’occasione di riguardare i loro film per prepararmi a questo ruolo è stato fantastico. Gli anni ’40 sono un periodo importante per la storia dell’America e del cinema, sono l’Età d’oro di Hollywood. C'erano dei ruoli femminili fantastici in quel periodo”.

Per trasformarsi nella femme fatale che è nel film, si è dovuta sottoporre a un make-up piuttosto elaborato ed è stata costretta a stringersi dentro corsetti per dare più rotondità al suo fisico esile. Com’è stata l’esperienza?

“I vestiti erano molto graziosi, soffici e lucenti, è stato divertente indossare quel tipo di abiti, ma non credo che sarei a mio agio a indossarli nella vita di tutti i giorni.
La parte più difficile di questo ruolo è stato entrare nella testa di una persona che vuole a tutti i costi diventare una star, e per questo accetta di trovare la fama tramite la vicinanza a un uomo potente che tutti temono. Penso che, sotto l’apparenza, Grace abbia un carattere molto sensibile e insicuro, e che senta il bisogno di cercare negli uomini la conferma del proprio valore”.

Questo è il primo ruolo dove non interpreta una ragazza, bensì una donna. Nella vita reale si sente più ragazza o più donna?

“Per la prima volta mi sento una donna. Credo che se nella vita ti succede qualcosa di importante, di intenso, come succede al mio personaggio nel film, quello può costituire il passaggio verso l’essere donna, indipendentemente dall’età, perché ti fa guardare alla vita in maniera diversa”.

Cosa le piace fare quando non recita?

“Mi piace essere creativa, ho bisogno di fare sempre qualcosa che liberi la mia creatività. Per questo scrivo. Poi vedo i miei amici, leggo, viaggio. E perdo un sacco di tempo su Internet. Una volta che inizi è come finire in un buco nero”.

Guarda molta tv?

“Guardo molti film. E documentari dato che non posso più sedermi su una panchina indisturbata a osservare il mondo reale intorno a me. Non guardo molta televisione, ma tra le serie tv, mi piace New Girl”.

Lei non sembra troppo attratta dall’aspetto glamour di Hollywood. E’ per questo che ha scelto di vivere a New York?

“New York mi piace molto perché sento che lì ci sono persone che fanno tante cose diverse, mentre a Los Angeles è raro incontrare qualcuno che non sia un attore, un regista, uno sceneggiatore o un produttore. Comunque qui a Los Angeles ci vivo part-time, e ci sono parti della città che amo. La parte più sfavillante, il red carpet, le première, quelli sono gli aspetti che non mi attirano più di tanto”.

Eppure è considerata un’icona della moda.

“Quello è solo grazie a Petra Flannery, la mia stylist. In tutto quello che indosso, prendo sempre ispirazione da quello che ho imparato da lei. Poi mi piace molto anche lo stile di Diane Keaton negli anni ’70, tipo la camicia col colletto sotto un maglioncino. A volte mi piace vestirmi con uno stile maschile, è divertente”.

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  1. Maria Cristina Lugli
    Febbraio 20, 2013 alle 09:07

    ha detto:

    Intervista molto carina e divertente!