Spettacolo
martedì, 29 Marzo 2016

Fuoco Amico: l'intervista a Raoul Bova

di Paolo Travisi
L'attore torna in televisione per interpretare il Capitano Enea De Santis.
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Raoul Bova torna a dare anima e cuore ad un eroe che lotta contro il terrorismo nella fiction “Fuoco Amico” in onda mercoledì 30 marzo su Canale 5. Dopo “Ultimo”, il carabiniere che lo rese popolare al grande pubblico, Bova veste i panni del Capitano Enea De Santis, militare in forza al 9° Reggimento Paracadutisti dell’Esercito, impegnato in una missione ad alto rischio in Afghanistan.

Durante l’operazione conosce Samira (interpretata da Megan Montaner, “Pepa” nella serie tv “Il Segreto”), giovane ragazza afghana, di cui s’innamora, nonostante le profonde differenza culturali. L’attore romano, assente da qualche stagione dalla grande fiction di Mediaset, ha deciso di tornare con un progetto importante, in otto puntate, in cui si è impegnato come attore principale e produttore.

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Tutti mi dicevano che costava troppo e che solo gli americani avrebbero potuto fare questa serie. Ma noi siamo italiani ed allora ho usato la nostra arte di arrangiarsi per trovare altri finanziatori” , ha detto Bova in conferenza stampa. Ed infatti la fiction è stata girata ( da Beniamino Catena) per sei mesi in diverse locations, tra Marocco, Malta e Sardegna per dare l’idea di essere realmente in un territorio ostile come l’Afghanistan. In un cast molto ricco, in cui spiccano anche Andrea Sartoretti e Romina Mondello, al fianco di Bova è stata scelta l’attrice spagnola Megan Montaner, resa celebre in Italia dal personaggio di Pepa nel serial tv “Il segreto”.

Quando sono venuta in Italia, non parlavo una parola d’italiano, ho dovuto impararlo velocemente, ma posso dire che “Fuoco amico” è una serie figa, che non parla solo di guerra, ma di valori umani, di famiglia, di onestàha aggiunto Montaner. E Bova ci tiene a sottolineare sia "l’italianità del progetto, che la fierezza di essere italiano perché “portiamo la nostra umanità nel mondo, così come fanno le nostre donne e i nostri uomini dell’esercito”.

In “Fuoco amico” si racconta un aspetto del terrorismo che spaventa molti e che dopo le stragi di Parigi e Bruxelles, purtroppo è di un’involontaria attualità:  armi chimiche, virus costruiti in laboratorio, cavie di esperimenti che poi vengono uccise brutalmente.

Per Bova questa fiction “è un riflesso della precarietà di questi anni, del sentirsi scoperti, come accade anche a me. Dopo quello accaduto al Bataclan, mio figlio è andato a teatro. Ho deciso di seguirlo, pronto ad intervenire se fosse accaduto qualcosa”.

Eppure anche una fiction televisiva che potenzialmente raggiunge milioni di persone, può e forse deve contenere un messaggio di speranza. Raoul Bova ne è convinto. “Per me era importante dare un segnale ai giovani, far vedere loro che ci sono persone, italiani, disposti a rischiare la loro vita per gli altri, per difendere la povera gente, soprattutto i bambini, per cercare la verità, come il mio personaggio, il capitano Enea De Santis”.

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