Mentre si tessono le lodi della serie Netflix Dardevill, e vediamo Batman e Superman fare a cazzotti nel trailer del film DC, tornano al cinema gli Avengers di Joss Whedon, che alzano l’asticella ancora un gradino più in su.



La trama: Tony Stark crea (nonostante il parere contrario degli altri Vendicatori) un’intelligenza artificiale capace di proteggere il mondo. Nasce Ultron, che ha però un’idea tutta sua su come salvare il pianeta: sterminare l’umanità, ormai incapace di redimersi.
Nel farlo chiede aiuto a due gemelli, umani potenziati: Quicksilver e Scarlet Witch.



 

Il ritmo del film è da 100 metri piani, da subito lo spettatore è catapultato nel mezzo alla battaglia, chiara dichiarazione d’intenti del regista, capace di padroneggiare la macchina da presa e dimostrare che può fare ogni cosa.

Ma il merito di Joss Whedon è di non aver ridotto tutto al “come”, e di aver riportato l’attenzione sul “cosa”. In un’epoca cinematografica in cui in ogni film del genere vengono sbriciolati interi quartieri, la computer grafica è il must, e il “vedere” è spesso più interessante del “capire”, Whedon riesce a (ri)puntare sulla sceneggiatura.

La frenesia del racconto è rallentata da una scrittura divertente e a tratti drammatica, che crea connessione immediata con i personaggi e ne mostra il loro lato umano. Ecco allora che Hulk, una bestia verde capace di perdere il controllo e distruggere intere città, diventa più umano di Torretto, ormai ridotto ad un pupazzo di plastilina, capace di incassare mazzate senza nemmeno un graffio.
E non serve il tragico (comunque presente) per creare empatia.



Avengers: age of Ultron non delude le aspettative, prepara il terreno alla prossima fase Marvel – introducendo parecchi personaggi e creando punti di contatto con i prossimi film stand alone dei suo protagonisti – e, nonostante sia un film su una squadra di supereroi con qualche problema di dialogo e l’ambizione di proteggere l’umanità, ha davvero qualcosa da dire.

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