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domenica, 1 Gennaio 2006

Il Codice da Vinci, il mistero del suo successo

di Redazione
(KIKA) – LOS ANGELES, 15 MAGGIO – “Il Codice Da Vinci” lascia ancora un mistero da risolvere: come puo’ uno scrittore quasi sconosciuto come Dan Brown aver scritto un best seller da 40 milioni di copie? La domanda e’ stata posta dall’agenzia di stampa inglese Reuters a scrittori, giornalisti ed esperti dell’editoria con risultati contraddittori. […]
(KIKA) – LOS ANGELES, 15 MAGGIO – “Il Codice Da
Vinci” lascia ancora un mistero da risolvere: come puo’ uno scrittore quasi
sconosciuto come Dan Brown aver scritto un best seller da 40 milioni di copie?
La domanda e’ stata posta dall’agenzia di stampa inglese Reuters a scrittori,
giornalisti ed esperti dell’editoria con risultati contraddittori. Se, infatti,
Salman Rushdie lo definisce un lavoro privo di originalità’ e Laura Miller,
critica letteraria, lo boccia considerandolo scadente; Nick Owchar, direttore
del “Los Angeles Times Book Review”, dice: “la mia teoria e’ che le storie con
una base di veridicita’ vendono piu’ di quelle completamente inventate e questo
libro ha una concentrazione di fatti storici molto alta che lo rende piu’ una
enciclopedia che un romanzo. Il libro e’ una sfida alla classica storia di
Gesu’ che tutti conosciamo e solletica la voglia che il lettore ha di giocare
con questioni sovversive”. Peter Boyer, giornalista del “New Yorker”, crede
che alla base del romanzo ci sia una tesi accattivante: “La Crisitanita’ cosi’
come la conosciamo, e’ una truffa ai danni dei fedeli, perpetrata da una Chiesa
Cattolica maligna e misogina, che in caso di necessita’ puo’ anche arrivare ad
uccidere”. “Il Codice da Vinci”, inoltre, e’ stato piazzato nel mercato in modo
cosi’ sapiente da garantirgli nel “New York Times”, a solo una settimana dalla
pubblicazione, il posto piu’ alto nella classifica dei libri piu’ letti. E
questo, sottolinea Boyer, nel caso di scrittori sconosciuti, e’ un dato
eccezionale. Che il libro sia stato oggetto di una campagna pubblicitaria
massiccia e’ confermato da Stephen Rubin, editore della Doubleday Books, una
sezione della Random House, che ha dichiarato di aver inviato in anticipo ai
critici, ai media, alle librerie e alle agenzie pubblicitarie ben 10 mila copie
del romanzo – una quantita’ molto superiore di quella inviata in casi simili.
Le prime recensioni poi hanno fatto il resto: il “New York Times” ha riassunto
ogni giudizio sul libro con un unico “Wow” e lo ha confrontato ad un “Harry
Potter” per adulti.