Cronaca Italiana
martedì, 5 Febbraio 2013

Beppe Grillo, ecco la ricostruzione dell’incidente

di Chiara Bruschi
Le testimonianze, la cronaca e la sentenza della Cassazione
«Ho cercato di assecondare la marcia del veicolo all’indietro, come quando si fa retromarcia, puntando verso una sporgenza di roccia del monte, dove speravo di fermarmi. Per disgrazia ho colpito quella sporgenza con la ruota di scorta esterna e la macchina ha ruotato verso il burrone. Istintivamente ho spalancato la portiera e mi sono lanciato fuori mentre la Chevrolet precipitava». Parlava così Beppe Grillo, secondo quanto riportato da La Stampa del 22 marzo 1984, per descrivere la dinamica dell’incidente automobilistico che il 7 dicembre 1981 provocò la morte di Renzo Giberti, 45 anni, della moglie Rossana Quartapelle, 34, e del figlio Francesco, 9.

Una tesi, quella del comico alla guida del veicolo, che convinse la corte del Tribunale di Cuneo chiamata a pronunciarsi in primo grado di giudizio (l’imputato fu assolto con formula dubitativa) ma non quelle di Appello e Cassazione, che invece si pronunciarono rispettivamente nel 1985 e nel 1988: «La corte (…) ha individuato la colpa del Grillo nell’avere proseguito nella marcia, malgrado l’avvistamento della zona ghiacciata, mentre avrebbe avuto tutto il spazio per arrestare la marcia, scendere, controllare o quanto meno, proseguire da solo», riporta la sentenza del 7 aprile 1988 della Corte Suprema di Cassazione. Quest’ultima aveva quindi motivato così il rigetto del ricorso formulato dall’imputato e con queste parole confermava la condanna emessa dalla Corte di Appello di Torino il 12 marzo 1985 a «un anno e due mesi di reclusione con sospensione della patente di guida per eguale periodo di tempo», poi condonata.

«Credetemi, dobbiamo sempre avere fiducia nella giustizia e nell’operato della magistratura», aveva commentato a caldo, in base a quanto riportato da Gianni De Matteis su La Stampa del giorno dopo l’assoluzione in primo grado. “In questo momento il ricordo struggente va ai poveri Renzo, Rossana e Francesco, i miei cari amici genovesi che non ci sono più. Anche se non mi sento, e anche per la magistratura non lo sono, colpevole della loro morte, l’immagine spaventosa di quel che è accaduto quel giorno a Limone non mi abbandonerà mai più». La sentenza di assoluzione era stata accolta con un «applauso spontaneo della grande folla che dal mattino gremiva l’aula», scriveva De Matteis. In base a quanto scritto da Franco Giliberto su La Stampa il 22 marzo del 1984, Cristina Giberti, che nell’incidente aveva perso i genitori e il fratellino, «ha ricevuto dall’assicurazione quasi 300 milioni (di lire, ndr) e altri 250 da Beppe».

Che cosa accadde, davvero, quel giorno?

«Renzo Giberti, ex calciatore del Genoa, era molto tifoso», racconta Maura, sorella di Rossana, moglie di Giberti. «Lui e Beppe si conoscevano e si frequentavano da tempo. Andavano insieme allo stadio, si vedevano nel tempo libero. Alla fine della trasmissione tv Te la do io L’America, e dopo le riprese del film Cercasi Gesù, mia sorella e mio cognato lo avevano invitato a fare questo week end per riposarsi un po’. Quel 7 dicembre avevano comprato tartufi, vino: loro erano fatti così, gentili e ospitali. E poi erano felici perché mia sorella adorava gli spettacoli di Grillo. Appena finito di mangiare, poiché c’era un bellissimo sole, decisero di raggiungere Baita 2000. Mio cognato conosceva molto bene quel percorso, avendo avuto la casa lì fin da piccolo, ma quella volta capitarono una serie di sfortunate coincidenze. Lui e mia sorella non salivano mai in un’automobile guidata da altri, perché non si fidavano, però Grillo aveva una nuova Chevrolet appena arrivata dall’America, e la Range Rover di mio cognato non voleva saperne di partire. Si era ingolfata. Così accettarono il passaggio. In auto, con loro e il piccolo Francesco, c'erano altri tre amici, Andrea Mambretti e Carlo Stanisci con la fidanzata Monica».

Per raggiungere quota duemila, occorre percorrere la via Del Sale, una strada militare sterrata della larghezza media di tre metri. Sulla destra l’auto ha la parete rocciosa, sulla sinistra un burrone ripidissimo. Manca qualche centinaio di metri all’arrivo e il cane di Carlo e Monica comincia ad abbaiare, forse ha bisogno di fare una passeggiata all’aperto: i due chiedono di scendere perché vogliono proseguire a piedi. L’incidente si consumerà davanti ai loro occhi.
Poco più avanti, infatti, in corrispondenza di una curva a destra e in prossimità di una grande roccia chiamata Cabanaira, la strada diventa un lastrone di ghiaccio. Grillo tenta di superare l'ostacolo ma l'auto, invece di obbedire ai comandi, scivola e slitta all’indietro, probabilmente ingovernabile. Dopo aver urtato la parete rocciosa con la parte posteriore dell’auto, il veicolo è ormai fuori controllo e precipita con il muso verso il burrone.

Grillo spalanca la portiera e si butta prima del precipizio. Il tettuccio a pressione si stacca durante uno dei primi impatti. Mambretti si aggrappa alla carrozzeria con tutte le sue forze, e questo gli permette di non essere sbalzato fuori se non negli ultimi metri della caduta. I Giberti invece, probabilmente presi dal disperato tentativo di proteggere il figlio, vengono catapultati all'esterno quasi subito: l’auto, in caduta giù per il burrone, travolgerà prima Francesco e poi Rossana. Grillo si rialza quasi illeso e corre verso lo strapiombo. Cerca di prestare soccorso, ma trova Renzo moribondo e Rossana già morta. Di Francesco non c’è traccia. Il suo corpo sarà trovato dal soccorso alpino dopo due giorni e due notti di ricerche. Alberto è ferito, ma non è in pericolo di vita.

Il fuoristrada, scrivono Maria Latella, Mario Bottaro e Renzo Parodi sul Secolo XIX, è «ridotto a un ammasso di rottami». Per recuperarlo «è stato richiesto l’intervento di un elicottero dei carabinieri, ma questa operazione è impossibile in quanto la jeep è troppo pesante (…).Toccherà così a una ditta privata rimuovere con cavi di acciaio e verricelli la carcassa del veicolo». A Limone, ancora oggi, le opinioni sulla tragedia divergono: «Poteva capitare a chiunque, non è stata colpa sua. Noi quella strada la percorrevamo sempre», dicono in tanti. Altri sottolineano l'imprudenza di viaggiare con un'auto così pesante, in pieno inverno, senza catene, su un percorso che non siconosce e dove la presenza di ghiaccio è quasi scontata.

La Via del Sale è una vecchia strada militare che unisce Limone Piemonte alla Francia. La percorriamo, con una guida esperta del luogo, a inizio inverno, prima che la neve la renda impraticabile. Superiamo quota 1400 e incontriamo una prima di due limitazioni di transito, chiuse da un lucchetto. In quel punto la strada si restringe ulteriormente. È sporca, a tratti ghiacciata e in altri innevata. A un certo punto la guida scende per montare le catene: sulla destra c’è una parete rocciosa e sulla sinistra lo strapiombo, meglio non rischiare. «Solitamente a dicembre questa strada è impraticabile», ci spiega, «perché questa è zona sciistica. Ci sono le piste ed è tutto innevato». Ma il 1981 è stato un anno scarsissimo quanto a precipitazioni: quel giorno, di neve non ce n'era. C'era il ghiaccio, però.

Proprio sotto la roccia chiamata Cabanaira, scorre un fiumiciattolo proveniente da una sorgente più a monte. In alcuni tratti l'acqua ricopre interamente il manto stradale: basta poco per creare una lastra micidiale. In un punto, sotto cui una targaricorda Renzo, Francesco e Rossana, la strada si stringe e il burrone ha una pendenza pressocché verticale. Sul fondo della scarpata, quasi cento metri più sotto, ancora oggi, si intravedono ancora alcuni rottami della Chevrolet rossa e bianca.

  1. Angelo
    Giugno 26, 2013 alle 15:06

    ha detto:

    Solo a leggere c’è da star male.on conoscevo la famiglia che ha perso la vita in quell’increscioso incidente,ma solo a pensarci mi si accapona la pelle.Di certo ci sono delle responsabilità,ma non tali da condannare l’autista chiunque esso fosse stato.tra l’altro,considerando i rapporti fraterni tra loro tutti,posso anche immaginare ciò che ha provato Grillo, nel rendersi cinto della gravità dell’accaduto, e di certo addebitandone a se stesso la colpa.Una cosa è certa,quella tragedia la rivivrà per tutta la vita-di certo non possiamo imputargli il fatto che abbia avuto la lucidità di saltare fuori dall’abitacolo,l’istinto della sopravvivenza in quel caso gli ha salvato la vita,era destino che andasse cosi.Non sta certo a me giudicarlo nel fatto che non abbia voluto incontrare la loro figlia,un motivo di certo ci sarà,magari ingiustificabile da parte nostra, ma lo sarà per lui,a volte la psiche umana ci gioca brutti scherzi e ci porta a far cose che non vorremmo fare.Di certo lui ha pagato e starà continuando a pagare per quella terribile disgrazia, spero che l’unica figlia rimasta delle vittime possa perdonarlo,e anche il buon Dio…………………………-Non vorrei adesso mischiare il sacro con il profano,e chiedo umilmente scusa se dovessi farlo. Una cosa chiedo a voi tutti….beppe Grillo sta pagando a caro prezzo il reato commesso….Ma quanti dei nostri politicanti stanno pagando per tutte le persone che si sono tolte la vita per colpa di un governo incapace e distruttivo, tale, da spingere la gente alla disperazione al punto di togliersi la vita.Chi sono se non loro imputabili per istigazione al suicidio di massa.E queste non sono disgrazie come quella accaduto a Grillo.Dove sta la giustizia,forse dovremo aspettare quella Divina.

  2. Paolo
    Giugno 2, 2013 alle 22:36

    ha detto:

    Possiamo dire che Grillo è stato imprudente a percorrere quella strada (e per questo è stato condannato e ha pagato), ma la dinamica di quell’incidente non è mai stata chiarita del tutto, quindi direi di astenersi da altri giudizi morali in merito. Solo lui e chi era presente sa veramente come andarono le cose. Non facciamo gli ipocriti in merito, grazie.

  3. Giovanni Sandi
    Maggio 13, 2013 alle 03:37

    ha detto:

    nessuna responsabilita’ a Grillo? il grullo un irresponsabile, incapace e sopratutto arrogante, un individuo da tenere alla larga.

  4. Genio
    Marzo 25, 2013 alle 23:58

    ha detto:

    Grillo schettino

  5. ENZO
    Marzo 2, 2013 alle 16:09

    ha detto:

    vicenzo di giorgio questo articolo parla chiaro dove dice: La Via del Sale è una vecchia strada militare che unisce Limone Piemonte alla Francia. La percorriamo, con una guida esperta del luogo, a inizio inverno, prima che la neve la renda impraticabile. Superiamo quota 1400 e incontriamo una prima di due limitazioni di transito, chiuse da un lucchetto. allora che mi scrivi. quello che mi fa incazzo che grillo fa la morale agli altri. quando dovrebbe farsela lui. fatto sta che ha sulla coscienza dei morti.

  6. vincenzo di giorgio
    Marzo 2, 2013 alle 12:43

    ha detto:

    Sono perplesso per la ricostruzione dell’incidente.Non vedo alcuna responsabilità di Grillo nella dinamica della disgrazia.Imprudenza nell’affrontare una strada difficile?Quanti colpevoli ci sarebbero!

  7. Francesca Grondona
    Febbraio 8, 2013 alle 11:39

    ha detto:

    Buongiorno,
    se poteste girare la mia mail a Cristina, ero una sua compagna di classe in prima e seconda elementare a Genova alle Dorotee, se avesse voglia di contattarmi mi farebbe piacere.
    Mi ha molto colpito l’intervista anche perchè mi ricordo bene il fatto perchè la nostra maestra suor Teresa ci aveva fatto ascoltare per radio l’accaduto per farci capire…abbiamo saputo solo dopo che non l’avremmo più rivista. Negli anni vedendo il personaggio la mia mente correva a Lei, l’ho pensata tante volte. E’ una vicenda che mi era rimasta impressa tanto è vero che non sono mai riuscita a vedere spettacoli del comico e ora ancora meno il politico.
    Cordiali saluti.
    Francesca Grondona