Ustica: la verità a pezzi
venerdì, 27 Giugno 2014

Barbara Dettori:”Mio padre Alberto non si è suicidato”

di Redazione
Radarista a Poggio Ballone, testimone chiave: "Eravamo a un passo dalla guerra"
di Chiara Bruschi e Massimo Rosi

(KIKA)  - GROSSETO – ESCLUSIVO - “Stanotte è successo un casino, qui finiscono tutti in galera. Siamo stati a un passo dalla guerra". Disse così il maresciallo Alberto Dettori alla famiglia, in riferimento alla notte del 27 giugno. Quella sera lui era di servizio alla stazione radar di Poggio Ballone, in Toscana. Cosa aveva visto?

Dopo anni di tormento ed emarginazione da parte dell'Aeronautica, Dettori fu trovato senza vita sul greto di un fiume, impiccato. Era il 30 marzo 1987  "Dissero che si era suicidato - racconta la figlia Barbara - Il mattino dopo ci fu il funerale. Niente autopsia. Niente indagini. Dopo un periodo di lavoro in Francia, mio padre era ossessionato: temeva di essere spiato, controllava i telefoni continuamente. Una volta smontò persino gli orecchini di mia madre, una biro… tutto. Pensava ci fossero cimici anche lì”. Barbara, che ora va nelle scuole a raccontare la storia di Ustica, ha una figlia, che sta preparando la tesina proprio sulla strage del 1980.

Mi vogliono far passare per matto, per levarmi di mezzo”, diceva a mia madre quando lo hanno ricoverato per stress.

Ricordo la mattina che uscì di casa. Aveva un sacchetto celeste con dentro la felpa dell’Aeronautica francese. Fu trovato morto con quella indosso. E io sono sicura: voleva dirci che erano loro i responsabili. Secondo me si è incontrato con qualcuno e sapeva che sarebbe morto. Non aveva il collo spezzato, aveva invece il viso cianotico, come da soffocamento. E poi non aveva le mani di uno che si è arrampicato su un albero… ci sarebbero state tracce sulle dita”.

Conoscendo mio padre, io credo che non sopportasse più il peso di quel silenzio. Venne anche Priore, qui, per parlare con mia madre”.

E poi c’è il mistero del furgone di Alberto, che l’amica di famiglia Carla Artini ha testimoniato di aver visto prima a cinque chilometri dal cadavere e poi, dopo pochi minuti dal ritrovamento, lì vicino, come se qualcuno ce lo avesse portato per dimostrare che Dettori aveva raggiunto l’albero da solo, alla guida del furgone. “Come ci è arrivato il furgone vicino al cadavere? – si chiede Barbara - Chi ce lo ha portato? È stata la Artini a trovare il corpo senza vita di Dettori ma i Carabinieri, arrivati dopo la sua telefonata, le hanno detto di tornare a casa. Nessuno l’ha mai interrogata”.