Cronaca Italiana
venerdì, 10 Ottobre 2014

Da Genova al Vajont, quando acqua significa morte

di Simona Foti
L'alluvione genovese di stanotte conferma il rischio idrogeologico dell'Italia
GENOVA - Buona parte di Genova, fin nel pieno centro, è sommersa da un mare di acqua e fango: finora si conta un morto, ma la situazione è tutt'altro che conclusa. Perché la pioggia continua a cadere sulla città e su tutto il Nord Italia e il bilancio rischia di essere ben più grave dell'alluvione del 4 novembre 2011, dando adito alle polemiche e alle accuse di non aver fatto nulla per arginare il rischio idrogeologico che minaccia parte del nostro Paese.

Le due alluvioni di Genova non sono infatti dei casi isolati: spesso le acque italiane si sono dimostrate tutt'altro che chiare, fresche et dolci, come cantava Petrarca, rivelandosi invece portatrici di morte e tragedie: come 51 anni fa, quando la sera del 9 ottobre 1963 si verificò la tragedia del Vajont, in cui morirono 1917 persone. O come quando, in agosto, a Refrontolo nel Trevigiano quattro persone furono inghiottite dalla piena di un torrente.

Solo il 3 maggio scorso, invece, un'alluvione aveva colpito le Marche, e in particolare la città di Senigallia, mietendo 2 vittimeIl 4 novembre 2011 fu Genova a piangere sei morti, causate dalle esondazione dovute alle forti piogge. Un mese prima era toccato allo Spezzino e alla Lunigiana, a cedere i bacini di Vara, Magra e Taro: 12 morti.

Tante tragedie, che purtroppo non sembrano aver insegnato nulla...