Politica Italiana
giovedì, 16 Marzo 2017

Salviamo… il Salvataggio del Mare Nostrum.

di Giuseppe Amodio
Imprenditori balneari contro il libero mercato. E noi?
salvataggio

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Il fatto
 

Il governo italiano, in seguito ad una direttiva europea, ha l’obbligo di approvare una norma che imponga l’assegnazione tramite bandi al miglior offerente di ogni spazio di proprietà pubblica. La norma coinvolge l’esercito dei cosiddetti ambulanti, in realtà esercenti fissi che in dati giorni operano su aree preassegnate in base a licenze comunali, ma anche gli imprenditori di varia natura, esercenti, fornitori di servizi ai clienti ma anche veri immobiliaristi con enormi strutture di cemento, che utilizzano le spiagge di proprietà pubblica per legittime finalità di guadagno: si tratta degli imprenditori balneari. La maggior parte tra questi non è d’accordo nell’assegnazione tramite bandi semplicemente perché teme, giustamente, di perdere le concessioni, e pertanto manifesta davanti al Parlamento. Presente, tra il pubblico, l'ex sindaco Gianni Alemanno.

 
Imprenditori del "salvataggio" contro il libero mercato
 

E’ chiaro quindi che siamo di fronte ad una categoria di imprenditori che non intende sottoporsi alle dure regole del libero mercato. Sappiamo tutti che l’utente va dove il rapporto tra il servizio richiesto ed il prezzo pagato è il più vantaggioso, e quindi siamo istintivamente tutti a favore di questo cambiamento. Ma allora perché invece siamo attratti da ciò che è autentico e immutato nel tempo, ristoranti, alberghi, strade, palazzi, arte, cultura, tutte cose che sarebbe state cancellate da una gestione ottimizzata di ogni risorsa? Con la medesima logica della competizione il Colosseo sarebbe stato abbattuto secoli fa (e comunque per secoli ci hanno pascolato le pecore…). Evidentemente qualcosa andrebbe preservato ma cosa? Quale chiosco sulla spiaggia, quale ristorante, quale albergo, quale imprenditore? Purtroppo non lo sappiamo…

 


L’Europa della competizione
 

Ma cosa vuole l’Unione Europea quando stimola, se non impone, col voto dei deputati da noi eletti, la massima competitività possibile tra gli stati europei (il famoso libero mercato) e tra operatori all’interno di uno stesso stato? Certamente intende essere competitiva in un mondo in cui la risorsa primaria, l’ossigeno di ogni struttura economica e sociale, i soldi, si muovono liberamente, e lo fanno dirigendo la propria capacità di incremento di valore sociale (sì i soldi servono a creare un mondo migliore) laddove si realizzano i maggiori utili, ovvero dove esiste la più forte ottimizzazione possibile dell’uso di questa risorsa. Questo spiega perché gli investimenti finanziari ad alto rischio, i futures, sono 10 volte più grandi di tutte le capitalizzazioni di borsa al mondo. Semplicemente guadagno facile in poco tempo. Ma allora questa ricerca europea di estrema competitività ha un senso, un grosso senso, se non vogliamo finire colonizzati, cioè acquistati, da quei potentati stranieri nemmeno europei che si stanno comprando palazzi, imprese, banche e perfino squadre di calcio (Roma, Inter e presto Milan). Dobbiamo essere più competitivi e quindi più ricchi per fare che ciò non accada.

 
Il Mare Nostrum
 

Ma come infatti siamo tutti d’accordo nel non voler cedere mai e poi mai la proprietà dei tratti di spiaggia su cui si trovano le strutture, nel frattempo vogliamo far comprare a questi stranieri non europei, a colpi di soldoni, anche la gestione dei migliori tratti di spiaggia italiani che diventeranno ancora più esclusivi e inaccessibili per noi, più di quanto ancora non lo siano? E consentendogli chissà anche di modificare, ristrutturare, ammodernare cioè rendere inautentico, gli spazi sulle spiagge italiane ovvero una della cose cui teniamo di più, forse l’unico simbolo che veramente riunisce tutti gli italiani, il mare? Riflettiamoci bene, anzi benissimo, prima di farlo perché in tutto ciò che è pubblico, soprattutto “culturalmente pubblico”, doppiamo pretendere criteri di qualità non di proprietà perché questa è l’unica vera risorsa italiana, l’unica arma di cui disponiamo rispetto ai giganti che vogliono acquistare le nostre cose migliori. Salviamo il "salvataggio" italiano.