Cinema e TV
sabato, 31 Dicembre 2022

Litigi in redazione, le nostre serie preferite del 2022

di Redazione
Bridgerton ed Emily in Paris non tradiscono le attese, ma il meglio del 2022 è altrove.

**NO SPOLIER**
Prima di tutto calma!
Le serie degne di nota potrebbero essere molte di più e diverse, lo sappiamo! Mancano titoli come Dahmer, Mercoledì, Boris, Pam & Tommy, Vatican Girl, The Crown, Inventing Anna, House of the Dragon, Andor e tanti altri show da applausi? Ma non si può avere tutto dalla vita.
 

 



 

 

 
Le nuove stagioni di Bridgerton ed Emily in Paris non hanno tradito le attese: glamour, ormoni impazziti, costume e un po' di sano gossip non possono mancare in serie di questo livello. I difetti non mancano, ma non pregiudicano la visione .
 

Nella serie che vede Lily Collins protagonista lo sceneggiatore sembra non avere particolarmente in simpatia i parigini, o i più in generale i francesi, i personaggi transalpini infatti sembrano avere sempre un lato negativo: opportunismo, egoismo, ignavia, invidia, poca professionalità, mentre Emily americana se la cava sempre.

Il fidanzato inglese di Emily ha solo lati positivi (e risulta chiaro essere l'uomo ideale dello sceneggiatore) e tuttavia è una seconda scelta per Emily, dopo il cuoco francese indolente.

 

 



 

 
I dubbi sul successo della seconda stagione di Bridgerton, nutriti dalla decisione di archiviare i vincenti protagonisti della prima stagione, sono stati spazzati via alla messa in onda dei primi episodi.
I dialoghi sono tra i punti di forza dello show, ma solo se goduti in lingua originale, altrimenti si trasformano nell'anello debole. La decisione di dare una impronta moderna ai protagonisti non sembra particolarmente azzeccata. Kate Sharma (Simone Ashley) per esempio è un prototipo femminile troppo troppo attuale per i tempi e il ceto (espressioni, atteggiamenti). La storia è decisamente melodrammatica ma ha la fortuna di avere una buona dose di humour. Meraviglioso il visconte che non ha fatto rimpiangere il duca (un’impresa alla vigilia tutt’altro che scontata). L’arma vincente della seconda stagione di Bridgerton è però il personaggio della regina Charlotte, doveva essere di contorno invece si è guadagnata uno spin off.
 



 
Di tutt'altro tenore la scelta che ha premiato Anatomia di uno scandalo: il legal drama Netflix centra in pieno il tema d'attualità, continui i riferimenti al movimento #Metoo, perfettamente descritto il venire meno del consenso nei rapporti, ma forse si poteva calcare di più la mano? Menzione d'onore per Sienna Miller e Naomi Scott , capaci di incantare davanti alla telecamera e non solo sui red carpet, e come non sottolineare la performance straripante di Rupert Friend.
 

 



 

 

 
La fantastica signora Maisel continua a rendere onore al titolo della serie Amazon Prime: risate a più non posso e l'avvicinarsi dell'epilogo permettono a Rachel Brosnahan e soci di eccellere ancora una volta. Avere inserito un personaggio tragico e realmente esistito fa però tremare i polsi per l'atteso finale della quinta stagione (non è spoiler, basta leggere Wikipedia per conoscere il destino di Lenny Bruce). Straordinari come sempre i co-protagonisti, riesce sin difficile chiamarli comprimari. 
 

 

 

 



 
Ave Danny Boyle: Disney+ gli affida una miniserie sui Sex Pistols e il regista di Trainspotting fa centro. La band inglese e alcuni fatti a lei collegata sono edulcorati, considerando la piattaforma distributrice e la devastante attitude della band sembra anche inevitabile, ma totalmente funzionali per disegnare l'affresco di una Londra da sballo, abitata da outsider sovversivi da capogiro come Vivienne Westwood (serve fare le presentazioni?), Malcolm McLaren, un favoloso Thomas Brodie-Sangster nei panni del manager dei Pistols, Chrissie Hynde, la cantante chitarrista dei Pretenders, e Jordan, l'influencer dell'epoca, quest'ultime commesse della Westwood nella boutique Too fast to live too young to die.
 

 

Boyle imprime il suo marchio sui pochi ma intensissimi episodi della miniserie, ancora una volta è presente un inquietante bebè cadavere come nei deliri di Mark Renton di Trainspotting memoria, e l'intero progetto partorisce anche l'unico vero punto dolente della serie: finisce, perché fulminea e fulgente fu la storia dei Pistols.

 

 



 

 

 
L'anno si conclude con l'arrivo su Netflix di 1899: la serie dei creatori di Dark regala un nuovo rompicapo, atmosfere tra l'onirico e l'incubo e una Babele di lingue che, attenzione, va scelta obbligatoriamente in versione originale. Eliminare possibili spoiler parlando di questa serie riesce complicato, per questo non insistiamo, ma serve ribadirlo: informatevi prima di decidere la lingua in riproduzione