Curiosità
lunedì, 6 Maggio 2024

Divertimento, marketing, fidelizzazione. Quanto conta la psicologia nel gaming?

di Redazione
Nel giocatore si celano diversi aspetti di carattere scientifico, sociale ed economico
Nascosti nei meandri di giochi e videogame ci sono meccanismi e funzionamenti che si possono spiegare solo attraverso una lente psicologica. A fare chiarezza su tutto questo arriva un libro.

“Non è tanto facile suonare lo strumento della mente” diceva qualcuno che quello strumento lo conosceva bene. Si trattava di Sigmund Freud, il padre della psicanalisi, che parlava così della grande complessità che si cela all’interno della mente umana. Una complessità che si trova in ogni nostra azione, in ogni nostra scelta, in ogni nostra attività. A partire da quella apparentemente più semplice e innocua come quella del gioco.
 
Il gioco, a pensarci bene, accompagna tutte le fasi dello sviluppo di una persona: dall’infanzia fino all’età adulta, giocare vuol dire esplorare, conoscere, divertirsi, mettersi alla prova. Dinamiche mentali e psicologiche che si trovano dietro qualsiasi tipo di gioco, da quelli sportivi al gambling. Dietro la psicologia del giocatore si celano diversi aspetti, alcuni di carattere scientifico, altri di tipo sociale ed economico, che includono tabù, funzionamenti neurali, lotta per la sopravvivenza e tensioni emotive.
 
Un universo che si basa, inevitabilmente, su meccanismi mentali, a partire dalle sue scelte di marketing e di comunicazione. Basti pensare ai bonus senza deposito, strumenti che fanno parte di una strategia messa in atto dai casinò online. Come spiega questo sito, i bonus senza deposito offrono agevolazioni e gratuità agli utenti, con lo scopo di attirarli sulle proprie piattaforme e poi convincerli con la forza della qualità del prodotto realizzato. Il meccanismo psicologico che è alla base di questa mossa di marketing è quello tipico della gamification, che attraverso l’applicazione di elementi ludici anche a contesti che all’apparenza non lo sono riesce a fidelizzare e a coinvolgere gli utenti.
 
Di particolare importanza è poi l’analisi delle motivazioni, intrinseche ed estrinseche, che si celano all’interno dell’attività di gioco. Che questo sia costruito intorno a punti, premi, ricompense in denaro oppure semplicemente sul prestigio e sulla gratificazione, il gioco fa leva su un desiderio che da sempre alberga nell’animo umano: quello di realizzarsi, di vincere, di dominare su un avversario o sulla fortuna. È qui che si nasconde la pura gioia di giocare, il brivido della tensione, l’adrenalina che precede l’inizio di una partita. Tutte emozioni e stati d’animo che, dal punto di vista neurologico, sviluppano ormoni e neurotrasmettitori che innescano nell’uomo o nella donna il desiderio di giocare, di mettersi alla prova.
 
Conoscere il desiderio di sfida, l’adrenalina della scommessa, l’aspirazione della vittoria significa anche saper riconoscere l’illusione del controllo e la tentazione di rincorrere la perdita, campanelli d’allarme e passaggi fondamentali per individuare quei comportamenti che rischiano di trasformare il gioco in un pericolo se non addirittura in una dipendenza. Per questo è importante studiare la psicologia del gioco e del giocatore. Per avere nuovi strumenti di comprensione e per imparare a suonare il difficile strumento della mente.