(KIKA) - Nel giro di un mese Mario Balotelli è passato dallo status di esiliato del calcio italiano a protagonista indiscusso della nuova Nazionale di Roberto Mancini. Due presenze e un gol, prima dell'amichevole con l'Olanda, per l'attaccante bresciano. Il basso profilo tenuto in campo, per quanto possibile per un personaggio come SuperMario, e le gag con i compagni da vero uomo spogliatoio, hanno dimostrato che il bomber è sulla strada giusta per essere riabilitato agli occhi di chi lo vedeva come un giocatore sopravvalutato e dannoso per la causa azzurra.

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Nel mentre abbiamo visto formarsi il nuovo governo 5Stelle-Lega e Matteo Salvini non ha perso tempo nell'avvertire i migranti che "la pacchia è finita”, proprio mentre a largo della Sicilia annegavano decine di persone durante l'ennesima disperata traversata del Mediterraneo.

"Il mio capitano è di sangue italiano”, recitava una settimana fa lo striscione esposto nelle tribune durante Italia-Arabia Saudita che certo non è passato inosservato al bomber bresciano. Sui social il calciatore aveva esortato i tifosi a superare questo ostracismo da Medioevo. "Siamo nel 2018 ragazzi, basta! Svegliatevi! Per favore!". Vessato in Italia, forse, ma idolatrato in Francia, dove ieri i tifosi del Nizza hanno scritto: "Pelle nera sangue rosso... Mario qua sei il capitano".

Alla vigilia di Italia-Olanda Balotelli ha deciso di rilanciare: "Devo essere sincero. Fare il capitano, per me, non cambierebbe più di tanto. Io sono in questa Nazionale per fare gol, non per fare il capitano. Per gli altri potrebbe essere un bel segno: soprattutto per gli immigrati africani, sarebbe un segnale forte per chi come me è originario dell'Africa. Ma quello che serve, da me, sono principalmente i gol".

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Le reazioni del mondo politico sull'eventualità che Balotelli diventi il capitano della Nazionale non si sono fatte attendere: "Il capitano deve essere rappresentativo e deve giocare bene a pallone, non deve essere bianco, giallo o verde — ha detto ai microfoni di Rtl 102.5 Matteo Salvini —. Spero che l'allenatore sceglierà il capitano non per motivi sociologici, filosofici e antropologici, ma perché è un ragazzo che fa spogliatoio, umile e che gioca bene. Magari Balotelli mi stupirà, ma negli anni passati non mi è sembrata una persona umile in grado di mettere d'accordo tutti”.

Approccio diametralmente opposto quello del segretario del Pd Maurizio Martina: "L'idea di averlo come capitano della Nazionale mi piace, me lo auguro per tutti noi. Ha espresso parole giuste, semplici e forti. C'è bisogno di una voce come la sua per far capire certe battaglie. Se c'è un giocatore riconosciuto e bravo che si mettere a riflettere sull'Italia ben venga".

Alex Zanardi, un vero fuoriclasse nel superare le difficoltà, la vede semplicemente da sportivo: "La fascia di capitano deve essere una cosa indipendente dalla sua storia personale e quello che ha passato. Non può essere un premio per consolare le persone. Le cose non si rivendicano, si devono meritare. E si deve saper gestire quel ruolo. Certe battaglie vanno fatte nei luoghi opportuni e non so se la Nazionale lo sia”.

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Oltre le opinioni, i fatti: nelle squadre di calcio ci sono diversi elementi che incidono sulla consegna della fascia di capitano a questo piuttosto che a quell'altro giocatore. Presenze, carisma, posizione in campo e capacità diplomatica sono tra queste. Per quanto riguarda le presenze, l'unico dato su cui è impossibile discutere, la fascia in questo momento la meriterebbe Leonardo Bonucci, che con le sue 79 volte in maglia azzurra doppia di gran lunga Mario Balotelli, fermo a 35.

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