(KIKA) - WASHINGTON - Dopo Venezia, Brad Pitt porta la sua ultima fatica cinematografica alla National Geographic Society di Washington: Ad Astra.

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Il film racconta le vicende del cosmonauta Roy McBride (Brad Pitt), che viaggia fino ai confini estremi del sistema solare per ritrovare il padre scomparso e svelare un mistero che minaccia la sopravvivenza del nostro pianeta. Il suo viaggio porterà alla luce segreti che mettono in dubbio la natura dell’esistenza umana e il nostro ruolo nell’universo.

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Queste le parole dell’ex marito di Angelina Jolie ai cronisti: “Tutti noi, per quanto cerchiamo di nasconderlo, portiamo un dolore personale, il lavoro dell’attore è quello di scavare e raggiungere il bambino che c’è in noi. James e io siamo sempre stati molto aperti riguardo ai sentimenti e ai fallimenti. James mi mandava mail molto personali della sua vita e questo ha dato il via a una conversazione intima, portandoci a definire molte scene su cui abbiamo lavorato. È stata davvero una esperienza unica”.

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Il regista James Gray ha posto l’accento sulle influenze che lo hanno portato a dirigere questo film: “Ho trovato una citazione di Arthur C. Clarke, autore di 2001: Odissea nello spazio: “Esistono due possibilità: o siamo soli nell’universo, o non lo siamo. Entrambe sono terrificanti”. Allora ho pensato che non avevo mai visto un film su di noi, soli nell’universo. L’idea dei viaggi nello spazio è bella e terrificante al tempo stesso: io sono un grande sostenitore delle esplorazioni spaziali, che però a volte sono semplicemente un modo per fuggire. Questo mi ha trasportato in una dimensione intima: la storia di un padre e di un figlio. Spero che le persone capiscano che dobbiamo apprezzare le esplorazioni e amare la Terra. Bisogna preservare la Terra e i legami umani, a ogni costo”.

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