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Roma - mercoledì, 7 Giugno 2023
Denti da squalo, una nuova prova per Virginia Raffaele
La mano di Gabriele Mainetti sul debutto cinematografico di Davide Gentile.
Tiziano Menichelli, Virginia Raffaele - Roma - 07-06-2023 - Denti da squalo, una nuova prova per Virginia Raffaele

 

(KIKA) - ROMA - Virginia Raffaele, Claudio Santamaria, Edoardo Pesce, Stefano Rosci e Tiziano Menichelli danno vita a uno dei debutti cinematografici più attesi della stagione: Denti da squalo.

 

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L’esordio alla regia è quello di Davide Gentile, coadiuvato da Gabriele Mainetti (Lo chiamavano Jeeg e Freaks Out) nel ruolo di produttore, direttore artistico e curatore delle musiche originali.

 

LA SINOSSI

 

Questa è la storia di Walter e della più incredibile estate della sua vita. La scuola è finita e Walter, 13 anni, ha appena perso suo padre. Nel suo vagare apparentemente senza meta per il litorale romano, un luogo affascinante e misterioso cattura la sua attenzione: una villa abbandonata con una gigantesca, torbida, piscina. Ma la villa non è incustodita e inizierà per lui un viaggio indimenticabile.

LA NOTA DEL REGISTA

Fin dalla prima lettura della sceneggiatura ho pensato che “Denti da squalo” fosse una storia di formazione al contrario. Esistono molti film che raccontano vicende di ragazzini che, maturando, diventano uomini indipendenti, pronti a staccarsi dalla famiglia. L’aspetto che mi ha più colpito, e che per me rendeva originale, interessante e unico il copione di “Denti da squalo”, è la nobilitazione dell’infanzia. In questo film c’è sì un ragazzino che vuole crescere in fretta ma capisce anche che fare pace con il proprio passato, riavvicinandosi alla madre e risolvendo il conflitto con la figura paterna, è ciò che deve perseguire e accettare prima di diventare grande per davvero.

Una fiaba drammatica, cruda, a tratti violenta, ma anche avventurosa, spericolata, sognante e divertente, come solo sa essere il passaggio da un’infanzia interrotta da un trauma familiare a un’adolescenza che si affaccia prepotente. Seguiamo Walter in un’estate che non è come le altre, segnato nel profondo da un incontro magico e misterioso. Vediamo il suo mondo esteriore, il suo quotidiano, riviviamo stralci del suo passato entrando in quello spazio interiore nel quale si sta formando la sua identità, dove la figura di un padre amato, ma mai rispettato, deve “morire” un’altra volta perché Walter possa trovare il suo vero - e nuovo - sé.

L’orchestrazione di tutte le anime che lo compongono è stata certamente la sfida più grande da affrontare. “Denti da squalo” ha moltissimi sottogeneri cinematografici in cui poter essere inserito. Il tono generale del film oscilla tra il drammatico e il leggero, il riflessivo e l’ironico, l’emotivo e l’avventuroso. All’elemento realistico si contrappone l’elemento “fiabesco” e “magico”: lo squalo. È stata questa presenza, e le conseguenti interazioni con Walter, ad aggiungere quella magia e quel coraggio che serviranno a trasformare la sua vita. Il “limbo” esistenziale di Walter ci ha offerto moltissime opportunità registiche tramite cui sviluppare le varie anime del protagonista, in bilico tra un mondo ancora infantile – il rapporto con la madre, i flashback sul passato –, quello adolescenziale tanto ambito – Carlo e il gruppo di amici – e quello adulto – i primi passi nella villa dove fantasticare e immaginarsi invincibile, potente, forte... come uno squalo”.

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