(KIKA) - ALESSANDRIA - ESCLUSIVO - Negli anni d'oro dello scavalco allo stadio, mentre i furbetti del tifo calcistico acquistavano i biglietti più economici per poi balzare oltre le balaustre guadagnando metri preziosi, Valerio Scarrone si godeva le prestazioni della sua Alessandria da spettatore pagante di prim'ordine. Con un dettaglio non trascurabile: le partite, lui, se le guardava da casa. Alla tv? No, al quarto piano, appollaiato al suo balcone in via Rossini: 20 metri dalla linea del fallo laterale.

"Perché qui sono più comodo, ma trovo giusto sostenere anche economicamente la società", spiega il 63enne dirigente di uno studio contabile e giudice sportivo della FIGC. "Mi passi l’espressione: non si può sempre fare i froci col culo degli altri". Una storia di calcio e sentimenti trasmessa di padre in figlio: "Oggi il mio babbo ha 91 anni, è ancora il mio miglior amico e maestro di vita. Mi portò allo stadio che io ne avevo 5, affrontavamo la Lazio. Una batosta, ma non mi disamorai".

Su quel ballatoio nel quartiere Orti, un posto non si nega a nessuno: "Faccio il tifo insieme a mio figlio o agli amici. Ogni tanto, ospito alcuni ultrà colpiti da Daspo… con qualche rimbrotto da parte della polizia. Alla fine non sono ragazzi pericolosi". Nessun rito scaramantico particolare, eccezion fatta per la sciarpa dei grigi al collo. "Mi attacco alla sigaretta. La domenica, in un giorno, fumo quanto durante una settimana intera. In questo senso sono uno zemaniano".

Raramente Scarrone marca visita: "Anche con 38 di febbre, metto su la copertina e trascino la poltrona sul balcone". Solo una cosa potrebbe distoglierlo dal suo appuntamento bisettimanale: "Se mi invitasse a pranzo Monica Bellucci... minimo lei, però, altrimenti pranzo sul balcone".

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