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- martedì, 16 Maggio 2023
Federica Pellegrini, le confessioni sulla bulimia
La campionessa di nuoto si racconta senza filtri nella biografia Oro.
Federica Pellegrini - Milano - 16-09-2018 - Federica Pellegrini, le confessioni sulla bulimia

(KIKA) - MILANO - Federica Pellegrini si racconta senza filtri nella nuova biografia intitolata "Oro".

Nel 2005, ai Mondiali di Montréal l'atleta appena 17enne vince la medaglia d'argento ma la vive come una sconfitta: "Avevo investito tutto su quei Mondiali dopo un anno schifoso. Volevo l'oro. Solo l'oro mi avrebbe ripagato della fatica, del dolore, dell'angoscia e della solitudine. Sarebbe stato il mio risarcimento. Purtroppo però ho un ritardo nelle mestruazioni pur prendendo la pillola, ero un casino in quel periodo, e il mio corpo non risponde, è fiacco, non esplode. Faccio 1'58"73: argento. Vince la francese Solenne Figuès con 1'58"60. Placcata per un'intervista in televisione scoppio in un pianto a dirotto. Tanto ero stata felice per l'argento olimpico di Atene, quanto questo argento mondiale mi brucia. Al giornalista dico: "Questa medaglia è da buttare. Non ho ancora capito perché la finale mi sia venuta così male. Non trovo risposte a un crono così deludente". Mia mamma, che mi guarda alla televisione, si spaventa".

LA BULIMIA

Poi, la campionessa racconta di essere stata affetta da bulimia: "Da qualche mese, poco dopo essermi trasferita a Milano, avevo cominciato a ingozzarmi di cibo. Ero capace di far fuori chili di gelato seguiti da svariate tazze di cereali una dietro l'altra. Una volta mia mamma era venuta a trovarmi e se n'era accorta. Le avevo detto ho fame, facciamo merenda? E avevo divorato due buste di prosciutto crudo e tre pacchetti di cracker. Lei mi aveva guardato perplessa. La sera, dopo aver mangiato tutto quello che potevo durante il giorno, vomitavo. Lo facevo sistematicamente, ogni sera prima di andare a dormire, quando il ricordo di tutto il cibo ingurgitato aumentava il senso di colpa. Vomitare era un po' come ripulirsi la coscienza e anche la mia maniera di metabolizzare il dolore. Si chiama bulimia ma io non lo sapevo. La bulimia per me non era il problema, era la soluzione. Il mio modo di dimagrire senza sacrifici mangiando tutto quello che volevo. Certo, una parte di me intuiva che era un segnale, che stavo cercando di toccare il fondo perché mi fosse evidente che avevo preso una direzione sbagliata. Ma più mi vedevo grassa e più mangiavo. Tanto ormai ero lontanissima da come avrei voluto essere. L'unica cosa che potevo fare era andare avanti così. Alla fine qualcuno se ne sarebbe accorto e mi avrebbe fermato, pensava una parte di me. E nel frattempo continuavo a mangiare".

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