(KIKA) - TUNISIA - Chi lascia il proprio Paese per tentare fortuna altrove cova sempre, dentro di sé, il desiderio di tornare a casa. Ma vi sono casi in cui questo viaggio verso casa è irto di difficoltà: chi lo intraprende non sa quanto durerà né quando e se finirà e spesso le fermate intermedie rischiano di durare un'eternità. I campi profughi di Ras Jedir e Choucha, in Tunisia, sono cos“ diventati una sorta di limbo che ospita i migranti arabi in fuga dalla Libia. Accanto ai 2600 lavoratori del Bangladesh, di cui il governo sembra essersi dimenticato, e che in condizioni disagiate chiedono a gran voce di poter tornare a casa, i profughi egiziani, che attendono di far ritorno al loro Paese, dove una rivolta simile a quella libica ma di maggior successo ha posto fine al lunghissimo governo della famiglia Mubarak. L'attesa del rientro per questi profughi diventa infinita: nei campi sovraffollati si prega, a volte si rafforzano rapporti di fratellanza, a volte invece ci si isola, come se il dolore di ognuno non fosse il dolore di tutti. Il comune denominatore è l'incertezza sul proprio futuro e sul proprio presente, fatto di forzata coabitazione in tende bianche, uguali le une alle altre, i continui arrivi di migranti e bagagli e la speranza che, quanto prima, i pullman affollati di rifugiati smettano di arrivare e comincino invece a ripartire. Verso casa.
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