(KIKA) - HOLLYWOOD - Pablo Escobar diceva: l’unico uomo che temo è una donna di nome Griselda Blanco.
GUARDA ANCHE: Sofia Vergara attaccata sui social, lei risponde cosi'
La narcotrafficante dominò la scena del mercato degli stupefacenti di Miami fra gli anni Settanta e Ottanta; ora la sua storia viene raccontata da Sofia Vergara e dai creatori e produttori di Narcos, in una miniserie in sei puntate disponibile su Netflix da oggi: Griselda
“Sono cresciuta in Colombia in quegli anni e, credetemi, i nomi dei signori della droga colombiani li conoscevo tutti, erano molto famosi - dice Sofia Vergara - tutti gli uomini lo erano, ma non lei. Di lei fino a qualche tempo fa non conoscevo l’esistenza e questo fatto mi ha molto colpito. Neppure la mia famiglia aveva idea di chi fosse”.
Un mondo che non era affatto distante dal suo cerchio familiare: “Mio fratello è rimasto coinvolto in quell’ambiente. Sfortunatamente ha fatto scelte sbagliate, faceva parte di un cartello della droga ed è stato ucciso per questo, in Colombia”.
Sofia Vergara si è trasformata non solo fisicamente ma anche psicologicamente per il progetto. Ogni giorno doveva sottoporsi a sedute di tre ore di trucco prostetico, ma soprattutto sono stati l’atteggiamento, la postura e la camminata che le hanno permesso di diventare Griselda. “Mi sono rovinata la schiena per lei. In tutta la mia carriera è stata questa l’unica volta in cui ho dovuto saltare un giorno sul set per motivi di salute. Quel giorno non sono riuscita ad alzarmi dal letto se non dopo l’iniezione di un potente antidolorifico. Per imitare la sua postura mi ero procurata infatti una spondilolistesi, uno slittamento vertebrale di cui ora dovrò prendermi cura, probabilmente per il resto della mia vita”.