(KIKA) - ROMA - 29 aprile 2011: è il giorno del Royal Wedding che tutto il mondo aspetta, quello tra il Principe William e Kate Middleton. Ad attenderlo ci sono anche, dagli studi de La Vita in Diretta, Mara Venier e Lamberto Sposini, pronti a condurre la diretta delle nozze reali a Westminster Abbey.
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Poco prima di iniziare la diretta dello speciale, però, Sposini viene colto da un ictus seguto da un'emorragia cerebrale. Le sue condizioni appaiono subito gravi e anche se nel tempo si rileva un miglioramento, la carriera del giornalista è stroncata: troppo lenti i soccorsi, poco tempestivi negli interventi. Oggi la famiglia di Sposini affida al Corriere della Sera un duro sfogo non solo per il mancato risarcimento arrivato dalla Rai ma anche per il totale disinteresse di Viale Mazzini per un collaboratore che all'azienda ha dato tanto.
"Fino a quel momento aveva fatto della parola la sua esistenza, si è ritrovato a non poterla usare più", dice l'ex compagna Sabrina Donadio che gli è rimasta accanto in questi anni. "Ci piacerebbe che, umanamente, la Rai fosse un interlocutore diverso, perché non si può liquidare così quello che è successo. Non è una questione economica".
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"Stiamo parlando di un conduttore che alla televisione pubblica ha dato moltissimo - spiega l'avvocato Tassone che rappresenta Sposini - Inoltre, la Rai rischia una condanna per milioni di euro: perché non arrivare a un accordo che si chiuderebbe con 350 mila euro? Perché continuare questo stato di incertezza?"
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L'avvocato punta poi il dito contro la modalità dei soccorsi: "Come è possibile che un posto come la Rai, in cui passano ogni giorno migliaia di persone, non sia attrezzato per dare le prime cure giuste e nemmeno i primi consigli giusti": l'ambulanza fu chiamata dopo un quarto d'ora da un figurante, arrivò dopo 40 minuti non attrezzata per l'emorragia cerebrale e trasportò Sposini in un ospedale senza reparto di neurochirurgia. Ci vorranno due ore perché il giornalista venga portato al Policlinico Gemelli e altre quattro perché venga operato.
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