Televisione
- lunedì, 5 Ottobre 2020
Lucifero, Ares e il suicidio di Losito: parla Alberto Tarallo
Il produttore risponde ad Adua Del Vesco, Massimiliano Morra e Gabriel Garko.
Alberto Tarallo - 05-10-2020 - Lucifero, Ares e il suicidio di Losito: parla Alberto Tarallo

(KIKA) - ROMA - Dopo le rivelazioni di Adua Del Vesco, Massimiliano Morra e Gabriel Garko è stata la volta di Alberto Tarallo, il produttore che ha lanciato questi attori e che è stato soprannominato "Lucifero" durante il Grande Fratello Vip. Accusato - non troppo velatamente - di aver creato una setta, di aver spinto il compagno al suicidio e di aver costretto Garko a fingere relazioni per coprire la propria omosessualità, ha deciso di replicare durante la puntata di Non è l'Arena di Massimo Giletti. 

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Perché Lucifero? 
"Forse hanno del rancore, perché dopo la Ares non hanno più avuto occasioni lavorative. Credo che qualcuno abbia lavorato su questo rancore un po’ infantile per architettare qualcosa contro di me. È una sensazione che ho molto forte e di solito non mi sbaglio. Mediaset? GF? No.. qualcosa che sta al di fuori che viene dal passato. Ho solo sospetti ma un avvocato molto capace e arriveremo a capire da dove nasce questa macchinazione".

La setta di Zagarolo?
Tarallo vive a Zagarolo e vicino a lui soggiornavano molti attori nel periodo lavorativo.
"Questi ragazzi dovevano venire sul set molto preparati con tempi molto stretti ci sono stati momenti in cui c’erano al massimo quattro degli interpreti, quelli più giovani nella recitazione, da seguire. C’era un’insegnante di recitazione, una di inglese, poi io che tornavo dal lavoro e vedevo quello che avevano fatto ma non c’è mai stata costrizione. Adua e Massimiliano vivevano in queste dependance, in due diverse. C’erano ritmi molto duri, sveglia alle 5, al trucco alle 6. Adua dice che non poteva frequentare il fidanzato: non ho mai saputo che Adua avesse un fidanzato". 

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Massimiliano Morra Gay?
"Non voglio parlare della omosessualità. La loro storia è completamente finta, è stata una storia inventata a tavolino da me, dal Enrico Lucherini e dal compianto Mayer. Io e Teo abbiamo prestato la casa alla madre e alla sorella di Adua che erano venute a Roma a trovarla. Qual era la setta? L’unica volta che mi sono arrabbiato è quando gli ho dato da leggere Il giovane Holden e il piccolo principe e mi avevano mentito dicendomi che l'avevano fatto quando non era vero".

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L'istigazione al suicidio di Teo Losito
Tarallo durante la trasmissione ha letto, tra le lacrime, la lettera di addio del compagno suicida:
"Questa è una mia scelta e tu non hai colpe. (...) Sono io che ho rimorsi e rimpianti e non riesco ad andare avanti. (...) Ho sbagliato soprattutto con te. (...) Si è creato il vuoto attorno a me, a noi. Il carro non è più quello dei vincenti. Sono stanco di sentirmi fuori luogo. Perdonami se potrai. Ti amo, Teo". Questa è la persona che io ho indotto al suicidio. Queste sono le sue parole", ha concluso Tarallo. 

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