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Los Angeles - giovedì, 20 Ottobre 2022
Matthew Perry, da Friends alla droga: "Ero vicino alla morte"
L'attore americano racconta le sue dipendenze in un'autobiografia di prossima uscita.
Matthew Perry - Los Angeles - 24-04-2020 - Matthew Perry, da Friends alla droga:

(KIKA) - LOS ANGELES - ESCLUSIVO - Lo abbiamo conosciuto e amato nella serie tv Friends, che per dieci anni ci ha accompagnati, nella quale interpretava il personaggio di Chandler Bing, prima amico poi marito di Monica Geller (Courteney Cox). A quasi vent'anni di distanza dalla fine della sit-com (2004) e un anno dopo l'attesissima reunion, Matthew Perry si confessa in un'autobiografia intitolata Friends, Lovers and the big Terrible Thing, raccontando la sua dipendenza da alcol e droghe.

"SONO STATO VICINO ALLA MORTE"

In una intervista esclusiva a People rivela: "Penso che saranno sorpresi da quanto sia diventato brutto in certi momenti e da quanto sono arrivato vicino alla morte“ e spiega che l'ingresso nel tunnel delle dipendenze è iniziato proprio quando Friends gli stava regalando popolarità internazionale.

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Dalle pillole alla birra ad altre sostanza, Perry racconta di essere caduto in una spirale che non sapeva più controllare: “Non sapevo come fermarmi”, dice e rivela che sul set era arrivato a pesare 59 chili e ad assumere al giorno 55 Vicodin, il potente antidolorifico oppiaceo che assumeva anche il Dr. House nella famosa serie tv.

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L'abuso di alcol, droghe e farmaci gli ha causato una perforazione gastrointestinale che ha richiesto un intervento chirurgico d'urgenza e 14 successive operazioni, oltre al colon scoppiato a 15 ricoveri in rehab.

FRIENDS, AMICI DI NOME E DI FATTO

A stargli vicino, il cast  di Friends, amici non solo di nome ma anche di fatto:   “Erano comprensivi e pazienti – ha detto a People - Come i pinguini. I pinguini, in natura, quando uno è malato, o quando uno è molto ferito, gli altri pinguini lo circondano e lo sorreggono. Gli girano intorno finché quel pinguino non può camminare da solo. Quello che il cast ha fatto per me”.

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L'autobiografia vuole essere un monito e un aiuto per chi cade o è caduto nella stessa spirale ma anche un invito a rimboccarsi le maniche per uscirne: “La mia speranza è che le persone si relazionino ad essa e sappiano che questa malattia attacca tutti. Non importa se hai successo o meno, alla malattia non importa. (…) Sono un ragazzo estremamente grato. Sono grato di essere vivo, questo è certo. E questo mi dà la possibilità di fare qualsiasi cosa”.

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