Cinema
- martedì, 11 Gennaio 2022
The King's man: le origini, intervista a Ralph Fiennes
Per il famoso Lord Voldemort di Harry Potter si tratta di un film adrenalinico.
The King's man: le origini, intervista a Ralph Fiennes

(KIKA) - Nel 2012 Marvel pubblicò il fumetto "The secret service", di Mark Milliar e Dave Gibbon. Al cinema le avventure tratte da quel fumetto si sono rivelate una vera miniera d'oro. Ottocento milioni di dollari d'incasso al cinema hanno fruttato i primi due film, Kingsman: The secret service, uscito nel 2014 e Kingsman: Il cerchio d'oro, del 2017.

Ne è seguita un’appendice seriale e ora, dopo due anni di rinvii dovuti alla pandemia, un terzo film, ora nelle sale, la storia delle origini della saga.

LA TRAMA

Orfano di Colin Firth e Taron Egerton (che però sono già arruolati per il quarto capitolo, già in una fase avanzata di lavorazione), The King's man: le origini vede protagonista Ralph Fiennes diretto da Matthew Vaughn, e racconta i primi passi dell'agenzia di spionaggio. Siamo nella seconda decade dello scorso secolo e per impedire a gruppo di potenti tiranni di creare una guerra a tavolino allo scopo di sterminare buona parte della popolazione, nasce in Inghilterra un gruppo armato con ideali di libertà e giustizia, che nel tempo diventerà un'agenzia di intelligence indipendente con l'unico scopo di proteggere la popolazione.

Per il famoso Lord Voldemort di Harry Potter si tratta di un film adrenalinico e divertente:

"E' relativamente poco complicato, leggero, con una storia emozionale, ma che celebra la gioia di vivere. E' ambientato nel passato ma ha attinenza con l'attualità. L'agenzia cerca di impedire che alcuni leader nazionalisti diano il via alla Prima Guerra Mondiale. Gente avida, ingorda, che si nutre di narcisismo e vana gloria. I nostri antagonisti sono loro e i loro consiglieri che li manipolano, li sviano, li portano a prendere le decisioni sbagliate. Penso sia facile immaginare un parallelismo con i tempi di oggi, in termini di qualità della politica e dei politici. Noi siamo gli eroi, siamo i buoni e lottiamo contro i cattivi, in uno schema classico e sempre attuale, l'eterna lotta tra il bene e il male".

Una battuta del film recita: "Il mondo è governato dalla corruzione e dall'avidità"
Avete visto gli articoli che sottolineano quanto i paesi governati da politici incapaci e avidi abbiano sofferto più degli altri, in termini di contagi e morti? Ecco... Ovviamente è qualcosa con cui possiamo relazionarci e comprendo che ci sia gente con una visione diversa delle cose, ma questo film, a prescindere dalla parte in cui si sta, ha un'etica, un'agenda, è centrato in un modo positivo. E' intrattenimento puro ma a volerlo guardare bene ha tanto da dire anche sulla situazione attuale e sui paradossi e i cambiamenti che stiamo vivendo.

Lei è ottimista o pessimista?
Stiamo vivendo tempi straordinari e questa pandemia ha svegliato un po' tutti, nel bene e nel male. Ha creato anche movimenti di protesta, ci ha portato a sollevare temi chiave, come la disparità, sia economica che sociale, le ineguaglianze, le ingiustizie. La gente ha ricominciato a sfidare il potere, a sfidare l'autorità. Io non sono uno da social network, ma so che movimenti popolari enormi e positivi si sono risvegliati grazie a questi strumenti. Hanno creato dibattito e hanno dato voce a chi non ce l'aveva. Questo film a modo suo ne prende atto, ma con uno stile 'cavalleresco', una visione indipendente. Lottiamo contro i cattivi e cerchiamo di rendere il mondo un luogo migliore. Un concetto molto semplice, ma che ha sempre il suo fascino.

Negli ultimi anni ha interpretato personaggi molto sopra le righe, questo in Kingsman come lo definisce?
Forse uno dei meno sopra le righe di tutti. Certo, c'è humor, soprattutto nel terzo atto, ma il mio personaggio è silenzioso, riservato. E' seduto su una buona dose di dolore, rimorso, perdita. E' meno anarchico di quelli che ho interpretato di recente. Il mio lavoro era di ancorare il Duca di Oxford alla realtà, ma è un personaggio che ho dovuto interpretare in modo conservativo, badando al suo viaggio interiore piuttosto che a tutto il resto. Questo è un film diverso da qualsiasi altro film di spie mai realizzato, si basa su eventi realmente accaduti ma il lavoro che ha fatto il regista sui personaggi, con il suo stile e la sua immaginazione, è stato incredibile. Davvero un film unico. Per questo va visto al cinema.

Gli incassi al cinema, dopo la pandemia sono molto calati. Saliranno?
Me lo auguro. Lo ripeto: questo è un film da vedere al cinema. E' divertente, solleva il morale, è spettacolare, rumoroso, con tutti gli ingredienti dei grandi blockbusters e ha alcuni aspetti emozionali che si rifanno ai grandi classici della letteratura e del cinema, come il rapporto tra padre e figlio. Al cinema lo si può apprezzare veramente, coglierne la magia. Io l'ho visto in un teatro, con un gruppo ristretto di persone, in quella che è stata la prima volta che andavo al cinema dall'inizio di questa pandemia, ed ero un po' nervoso perché non sapevo come gli spettatori avrebbero reagito. Ma il pubblico lo ha apprezzato molto e mi sono rasserenato. Io non me n'ero accorto, ma ho scoperto che mi è mancato molto quel rito e quel luogo. Abbiamo bisogno di leggerezza e il cinema ci regala anche quella.

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