(KIKA) - VENEZIA - Tra le pellicole più attese della 79esima edizione della Mostra internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia c’è l’esperimento realizzato in piena pandemia di Darren Aronofsky: The Whale.
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Una sola stanza, un uomo affetto da una grave forma d’obesità - Brendan Fraser - e il rapporto tra corpo, spazio e rimpianti: “Ho avuto un'illuminazione con lui perché per dieci anni non ho trovato l'attore giusto - le parole del regista durante l’incontro in laguna con i cronisti - Ho avuto i brividi vedendolo interagire nelle prove a teatro con Sadie Sink. Nel 2020, in piena pandemia, lo abbiamo girato, un piccolo film gentile con cinque attori. Ho cominciato a fare cinema con 20mila dollari e un sogno, dunque i nostri limiti sono la nostra via per la libertà. Qui la sfida è stata di rendere cinematico un personaggio che non si muove, e al riguardo ho discusso molto con il mio sodale direttore della fotografia, Matthew Libatique”.
“La mobilità del protagonista si limiti al sofà, il suo trauma si manifesta a livello fisico - racconta Fraser ai media - Ho dovuto imparare a muovermi in modo nuovo, usando muscoli mai utilizzati, e avevo le vertigini: bisogna essere particolarmente forti fisicamente e mentalmente per abitare quello spazio fisico. La mia palla di vetro si è rotta, non so che cosa succederà nella mia carriera, ma sono felice di essere potuto entrare nel corpo di un'altra persona e di raccontarne la sua storia”.