venerdì, 13 Settembre 2013
Il crowdfunding non solo da star: il nuovo cinema attraverso Kickstarter
L'italiano Giacomo Cimini racconta l'esperienza di The Nostalgist
Il film che prosegue la serie televisiva Veronica Mars diventerà realtà grazie al crowd funding, la nuova possibilità per i registi, alcuni anche famosi come Spike Lee, o gli sceneggiatori che vogliono veder realizzato un loro progetto ma che non trovano, per qualsiasi motivo, l’attenzione delle grandi produzioni. È il pubblico, in questo caso, a finanziare l’idea, dagli amici agli sconosciuti che si fanno convincere da un’idea pubblicata su qualche sito.

Questo sta aprendo le porte del cinema anche ad appassionati e tecnici che non hanno magari gli agganci giusti per procurarsi le risorse. È il caso di un gruppo di italiani che si sono trasferiti a Londra per realizzare il loro sogno. Giacomo Cimini, Pietro Greppi e Tommaso Colognesi hanno utilizzato il sito Kickstarter per realizzare il cortometraggio The Nostalgist.



Cimini, di che cosa parla il vostro cortometraggio?

Il film e'ambientato in un futuro lontano e racconta la storia di un padre e di suo figlio che vivono nella città di Vanille, un luogo che solo apparentemente sembra essere un idillio Vittoriano. Gli abitanti della città in verità percepiscono il mondo reale attraverso un sistema chiamato ImmerSyst che permette a chi lo indossa di vedere una realtà edulcorata. Ma quando l'immersyst del padre comincia a malfunzionare, l’uomo, per per trovarne uno nuovo, deve avventurarsi in una città piena di insidie dove nulla e' quello che sembra e dove, a seguito dell'arresto da parte delle forze militari che controllano la citta', viene soccorso dal figlio, che nasconde un incredibile segreto.

Come avete avuto l'idea?

Il corto e' tratto dal racconto The Nostalgist dello scrittore e PhD in robotica Daniel H. Wilson. Lo contattai tre anni fa, prima che pubblicasse il suo romanzo Robopocalypse, tra i prossimi progetti di Steven Spielberg, per fargli vedere La città nel cielo, il mio cortometraggio precedente, che era passato al festival di Venezia e che aveva come protagonista un robot. Incuriosito dal trailer, Daniel mi chiese di spedirgli il corto che lo colpi' a tal punto da fargli valutare la possibilità di un progetto da sviluppare insieme. All'epoca aveva appena pubblicato il suo racconto breve The Nostalgist, che avevo adorato (pubblicato su Tor.com http://www.tor.com/stories/2009/07/nostalgist) e che ci sembro' il progetto perfetto su cui iniziare a collaborare.



Un anno fa, dopo aver scritto la sceneggiatura, approvata da Daniel, ho coinvolto Tommaso e Pietro con i quali ho aperto la compagnia Wonder Room Productions e con i quali mi sono messo subito al lavoro sulla pre-produzione del corto.





Come si sono svolte le riprese?

Il  cortometraggio ha come protagonisti la star francese Lambert Wilson (Uomini di Dio, Matrix Reloaded) e il giovane Samuel Joslin (The Impossible).



Abbiamo girato per sei giorni in una location incredibile nel centro di Londra durante una tormenta di neve. La troupe di 45 persone era composta da professionisti affermati come il truccatore Alessandro Bertolazzi (The Impossible, Skyfall) o Peter Taylor (camera operator di Gladiator, Harry Potter, Kick-Ass, Gravity) e lo scenografo Chris Richmond (The Vetera, dreams of a life) e nuovi talenti che ho conosciuto qui a Londra come il direttore della fotografia Gareth Munden, la costumista Natasha Billingham e il sound designer Emanuele Costantini. Per la definizione del mondo del futuro ci siamo avvalsi del lavoro del concept artist LRNZ.



A curare gli effetti visivi sono Luca Da Rios, Margherita Premuroso e Jean Claude Nouchy (Iron Man 2, Inception, John Carter) di Inky Mind, societa' di Milano che ci ospita nella loro sede di Londra. Nel film c'e' anche un personaggio interamente realizzato in computer grafica di cui si occupa sempre Inky Mind assieme alla Minimovfx di Felix Balbas (Avatar) con sede a Barcellona. Il compositing (ultima e cruciale fase degli effetti visivi) e'curata da Giacomo Bargellesi (The dark Knight, 47 Ronin) uno dei nostri partner a Wonder Room Productions.

Che cosa vi ha spinto a trasferirvi a Londra?

La vita ci ha portati, per motivi differenti, ad incontrarci tutti qui a Londra.

Io mi sono trasferito qui quasi sette anni fa per conseguire un Master e per fare un'esperienza internazionale. Mi sono trovato bene e ho deciso di rimanere.

Tommaso si e' trasferito a Londra sei anni fa dopo aver passato diversi anni a Roma e negli Stati Uniti sempre lavorando nel mondo del cinema.

Pietro è da molti anni all'estero avendo studiato e lavorato nel cinema per diversi anni a New York e a Londr. Ha avuto l'opportunità di seguire un lavoro presso la compagnia Goldcrest dove ha poi lavorato per tre anni.

Qual è la differenza rispetto all'Italia per il mondo del cinema?

Le differenze sono molte meno di quello che si crede, nel senso che è anche questa una realtà molto chiusa basata sui finanziamenti statali dove però le qualità professionali vengono valorizzate al meglio e sono anche una chiave di accesso all'industria. C'è di fatto un meccanismo meritocratico e una grande apertura verso gli stranieri. Ma per molti che riescono ad entrarvi c'è un numero altissimo di immigranti europei che non ci riescono. Anche noi in realtà siamo proprio agli inizi nonostante anni di esperienza e comunque la competizione è di livello altissimo.

Ci sono possibilità?

Credo ci siano possibilità ormai un po' ovunque, anche considerati i cambiamenti che Internet sta portando a livello sia produttivo che distributivo. Anche in Italia la produzione in realtà è di circa 150 film all'anno, le differenze sostanziali sono nel tipo di film che si producono: in Italia sono essenzialmente commedie e un tipo di cinema drammatico che all'estero viene definito "arthouse". All'estero c'è più interesse per progetti diversi rispetto alla commedia e al dramma. Ma l'industria inglese non va confusa con quella americana, che usa Londra solo come studi e servizi di produzione e post-produzione.

Avete mai pensato di trasferirvi a Los Angeles?

Diciamo, che c'è interesse a collaborare ma anche quello è un discorso molto complesso, anche per la necessità di una Green Card per poter lavorare. In più, stiamo capendo solo adesso i meccanismi della realtà inglese. Siamo comunque già in contatto con diverse realtà americane e comunque l’estero non è terra di conquista facile come troppe volte la stampa fa intendere. Dietro il successo anche degli Italiani all'estero di solito c’è un nascosto ma lunghissimo e meticoloso lavoro di preparazione o un grande successo in patria che ti proietta automaticamente sui mercati internazionali.

Qual è stata la reazione sul sito Kickstarter?

Kickstarter non reagisce, nel senso che è una vetrina abbastanza statica, tutto il lavoro di promozione deve essere fatto dai proponenti. Dal punto di vista di ricezione della comunità che ruota attorno a Kickstarter circa un 25-30% di backers proviene proprio da li. Per due volte siamo comunque stati selezionati come "staff pick" e siamo stati saldi ai primi posti dei progetti Uk.

Molte star ricorrono adesso al crowd funding, pensate che sia un modo utile per superare i problemi relativi ai finanziamenti?

È una questione che ha suscitato molte controversie e che appare un po' come un controsenso: infatti essendo star non avrebbero problemi ad avere finanziamenti. La controversia si è inoltre sviluppata perché è sembrato a un certo punto che i progetti delle star potessero finire per levare fondi a progetti indipendenti. Di fatto, però, le campagne delle "star" hanno portato l'attenzione verso il fenomeno del crowdfunding in sé creando un beneficio anche per quei progetti indipendenti già presenti su siti appunto come Kickstarter. Per cui vedremo come la cosa si evolverà nei prossimi mesi. È comunque un sistema appena nato e che cambierà moltissimo in poco tempo in cui gli studios giocheranno un ruolo chiave.

Internet sta in effetti aiutando le produzioni?

Sì, c’è un nuovo universo di opportunità produttive e distributive anche se non dovrebbero essere esclusi lo studio e la comprensione del modello classico di produzione e distribuzione, di fatto ancora attivo e più solido.