Interviste
 
Il racconto del fotografo che a Parigi ha assistito all'orrore attraverso una saracinesca.



Mentre Parigi si prepara a preparare un Natale ben diverso da quello degli ultimi Cinquant'anni, ecco il racconto di un italiano che Emiliano Vincenti, che la sera di venerdì 13 novembre, nel bel mezzo degli attentati terroristici che hanno scosso la capitale francese, si trovava insieme al collega Luca Zezze nel ristorante tunisino Kate's Cuisine, Rue de Picardie, a pochi metri dai luoghi dell’orrore. Emiliano, fotografo romano, si trovava a Parigi per una mostra d’arte.



Tra Place de la République e il teatro Bataclan, dove i terroristi armati di kalashnikov hanno aperto il fuoco sugli spettatori presenti a un concerto rock uccidendo 87 persone.

Dove si trovava al momento dell'agguato?

“Stavamo aspettando il fidanzato di un’amica per cominciare la cena. Una volta arrivato, ci ha raccontato di avere visto a Place de la République alcuni corpi distesi sul selciato, coperti dal cellophane. Saranno state le 21:20”.

Di lì a poco il caos.

“Abbiamo capito che non si trattava di un semplice regolamento di conti, ma di qualcosa di più grosso. Cercando notizie su internet, abbiamo letto delle bombe allo Stade de France”.

Poi la decisione della titolare del ristorante di abbassare quasi del tutto la saracinesca.

“Si parlava di attentatori in giro per la strada, non sapevamo cosa stesse accadendo fuori. Vedevamo solo i piedi della gente che scappava in preda al panico. Una scena apocalittica”.

Quando avete saputo del Bataclan?

“Verso le 22.30. Quando abbiamo letto degli ostaggi ci siamo spaventati sul serio. Il bilancio dei morti continuava a salire e temevamo che potesse succederci lo stesso: il teatro era a soli 300 metri da noi”.

Fino a che ora siete rimasti fermi?

A mezzanotte abbiamo deciso di scappare. La metropolitana era chiusa, i mezzi non passavano e i taxi non si fermavano. Camminare per strada al buio è stato traumatico, ma abbiamo visto che immenso spirito di coesione può nascere dalla paura. Sentivamo di appartenere tutti a una stessa civiltà”.

Una volta arrivati in albergo?

"Solo allora abbiamo capito. Abbiamo visto i filmati girati fuori dal Bataclan. Si sentivano i colpi dei fucili d’assalto mentre le persone uscivano zuppe di sangue. Uno spettacolo terrificante”.



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