Interviste
 
L'attore torna in passerella dopo 15 anni in un sequel che poteva non esserci.
Jack Black, sul set di Nacho Libre, confrontato sull'importanza della comicità fisica e di cosa genera ilarità nel pubblico ci disse che non riusciva a capire come uno come Ben Stiller potesse avere successo come comico. "Siamo amici, ma quando gli guardo i pettorali, mi viene da fare tutto, tranne che ridere", e in effetti Ben Stiller a vederlo così non è una persona particolarmente divertente, aperta o scoppiettante. Lontana anni luce da performer come Robin Williams, Jim Carrey o lo stesso Jack Black, Ben è serio, posato, dedicato al lavoro e alla famiglia, molto riservato e con molte ambizioni di carattere drammatico. Sembra quasi un comico per caso, anche se è uno degli attori comici più longevi e di successo dell’ultimo ventennio, capace di generare con i suoi film quasi tre miliardi di dollari, una cifra esorbitante.

Per diversi anni ormai, ha cercato di evolvere il suo raggio di azione, dedicandosi a progetti ambiziosi, creati e scritti anche in funzione di accompagnare la sua personalissima transizione, come con La vita segreta di Walter Mitty, che ha scritto, prodotto, diretto e interpretato. Intervistarlo in quel periodo significava avere conversazioni molto serie, asciutte, asettiche, senza alcuna concessione all'umorismo. Oggi, che quel periodo è stato superato; e che si è levato il gusto di essere riconosciuto come un attore in grado di affrontare anche percorsi drammatici, Ben è molto più rilassato, aperto e, diciamolo, simpatico. I pettorali e l'aria del bravo ragazzo, preciso, preciso, ci sono sempre, ma in questo caso tornano molto utili, visto che dopo quindici anni ha indossato nuovamente i panni di Derek Zoolander, il modello più bello e più stupido che abbia mai calcato una passerella. Un film che si annuncia semplicemente esilarante, girato in gran parte in Italia e che al contrario dell'originale, che fu un fallimento al box office, ma che crebbe poi con il passaparola e l'home entertainment fino a diventare un film di culto, è destinato a grandi incassi.s

Fare un sequel di un film cult presenta sempre molti rischi, non trova?

Sì, e non esiste una ricetta. Difficile capire cosa la gente apprezzerà o meno e quindi tanto vale concentrarsi su ciò che si pensa essere divertente, su ciò che piace a noi e che fa ridere noi, sperando poi piaccia agli altri. L'idea era quella di fare un film che fosse meglio del primo, ma anche se ci fossimo riusciti, è difficile competere con l'idea che la gente ha in testa del film originale. Il pubblico si è affezionato a quella storia, a quei personaggi, a quegli scherzi. C'era molta pressione e molta attesa per questo film e non vogliamo che sia una di quelle situazioni dove il pubblico attende trepidante il sequel, per poi uscire dai cinema delusa.

E come avete fatto?

Intanto non abbiamo cercato di fare un bagno nostalgico o un passo indietro, o la stessa identica cosa. Ci sono molte situazioni che ritornano, siamo riusciti a riunire tutto il cast, anche Will Ferrell, cui tenevo molto. Ma abbiamo cercato di dargli un nuovo sapore, un nuovo ambiente in cui vivere, un film con una sua storia e stile personale, che riprende le vite di questi personaggi con cui il pubblico ha stretto questa straordinaria connessione.

 

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Quindici anni non sono pochi...

Già, siamo tutti più vecchi e la cosa ha una certa importanza anche nello svolgersi della storia dei nostri personaggi. Sono cambiato da allora, e meno male, ai tempi non avevo figli, ero in una situazione diversa, ero in un posto diverso nella mia vita. Pensavo alle cose in modo diverso e oggi non mi capita più così spesso di fare commedie così oltraggiose e quindi mi sono sentito libero di tuffarmici a pesce, di abbracciare questa esperienza, di godermela. Certi automatismi, certe logiche comiche poi non sono cambiate e me ne sono accorto abbastanza rapidamente, anche se all'inizio mi pareva tutto un pochino artefatto, eravamo tutti un po' ingessati, poi, dopo una settimana di shooting, è stato come tornare sul set di allora e tutto ha acquisito naturalezza.

Cosa è successo ai nostri eroi in questi quindici anni?

Lo raccontiamo nella sequenza iniziale. Ci sarà il crollo del "Centro Derek Zoolander per bambini che non sanno leggere e che vogliono imparare a fare bene anche altre cose", perché è stato costruito con materiale improponibile. Ci saranno morti e feriti e nell'incidente Derek perderà la moglie e si troverà con il cuore spezzato e un figlio incapace di accudire, che gli verrà portato via dai servizi sociali.



Un inizio drammatico...

Molto drammatico, molto drammatico. Poi lascerà la società e si ritirerà a vivere su una montagna nel nord del New Jersey (ovviamente un paradosso) mentre Hansel, Owen Wilson, forzato a mettere una maschera sul viso, vive arreso e sconsolato nel deserto. I due sono stati dimenticati dal mondo della moda, ma vengono invitati a una sfilata e da quel punto si ricomincia. C'è qualcuno che vuole uccidere tutti i belli al mondo e qualcuno deve opporsi.

Perché aspettare così tanto per il sequel?

Il film andò male al cinema e quindi nessuno ci pensò più. Poi, qualche anno dopo, scrivemmo una sceneggiatura, ma i tempi non erano maturi. Nel 2010 ci riprovammo con uno script diverso, scritto con Justin Teroux, ma non fu possibile incastrare tutto e dare il via alle riprese. Poi un paio d'anni fa ci siamo rimessi sotto e con Justin siamo finalmente riusciti a dare il via alle riprese. La cosa curiosa è che in tutto questo tempo ancora oggi, anche sui social, si parla di quei personaggi, di quei film, dei Blue Still e dei Magnum

Ne ha conosciuti di veri Zoolander?

Ho conosciuto gente che mi ha detto di conoscerne, non credo che nessuno, pur essendolo, sappia di esserlo. Il mondo della moda però ci ha accolto con molto calore. Nella prima scena dell'originale tutti quei personaggi non sono attori, ma personaggi reali. Infatti uno dei problemi che abbiamo avuto è stato quello di ironizzare su un mondo che è già ironico, esagerato, fuori dai limiti. Difficile fare più della realtà, in certi casi.

Nel cast c’è anche una prorompente Penelope Cruz, come mai?

Mi piace molto, sono un suo fan. E sapevo che nonostante si trattasse di una commedia, lei si sarebbe applicata come in un film drammatico in bianco e nero. E poi l'avete vista in costume? Il suo è un personaggio fantastico, con scene divertentissime. Ed è la spalla perfetta per Derek, in più ha un problema molto serio e una ragione personalissima per odiare il mondo della moda. Da giovane, a causa del suo seno florido è stata rifiutata dal mondo delle passerelle e non vi dico quanto ridere, sotto lo sguardo minaccioso di Javer Bardem, girare certe scene...

(continua)

 

Con Owen ha una relazione molto importante, vero?

Non ho molti amici e tra quelli che ho nessuno è come lui. Abbiamo un rapporto molto intenso. Ci vogliamo bene e soprattutto quando penso a lui penso a ridere, penso alle nostre risate. Amo scrivere con lui, amo lavorare con lui e tra i plus di questo film c'è anche stato quello di passare quattro mesi fianco a fianco con lui. Lui e mia moglie sono le due persone con cui rido di più in assoluto.

 

 

Il film è girato a Roma, come mai?

Ho sempre voluto girare un film in Italia e finalmente ci sono riuscito. E' stata un'esperienza magnifica che ho amato molto. Volevo che questo film avesse quel sapore e quell'energia che solo il palcoscenico italiano può regalare. Volevo avesse un pochino il gusto retrò di quei film italiani del dopoguerra, quelle atmosfere alla De Sica. Abbiamo girato a Cinecittà e queste ambientazioni sono diventate parte fondamentale e integrante del film.

Derek è il personaggio più riconoscibile che ha interpretato secondo lei?

Sicuramente tra i più popolari e tanta gente mi chiede di fare un selfie facendo il “magnum” o il “blue steel”. La cosa che mi fa ridere un sacco è che da quando sono rientrato nel personaggio mi capita di fare questi sguardi involontariamente anche quando non voglio, anche nelle foto serie o quelle di famiglia. E poi mi tocca scusarmi.

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