Interviste
 
Intervista all'attore per G.I. Joe, dalla NASA a New Orleans
Il segreto di Bruce Willis? “Non prendersi troppo sul serio”. Lo rivela lo stesso autore incontrato a New Orleans,  in un posto davvero speciale: la sede della NASA.

“G.I. Joe - La Vendetta”, sequel di “G.I. Joe – La nascita dei Cobra”, trasposizione cinematografica in live action e 3D dei celebri giocattoli della Hasbro G.I. Joe, in uscita a fine marzo in Italia,  è stato infatti in parte girato in un hangar enorme,  che ospita ancora numerosi macchinari (tutti fasciati accuratamente nella plastica, in attesa di tempi migliori) ora in dismissione, dopo i tagli alle missioni spaziali decise dal governo Obama.

E’ in questa ambientazione futuristica e asettica che si è svolta l’intervista con Bruce Willis, che interpreta il ruolo del Generale Joseph Colton, il primo militare ad entrare nel programma segreto da cui sarebbe poi nata la squadra speciale dei G.I. Joe. “Bruce Willis è sempre stato il nostro uomo ideale per il ruolo del primo Joe, e non ho creduto che avesse davvero accettato di fare parte di questo progetto fino al giorno in cui l’ho visto sul set - racconta il regista Jon M. Chu, conosciuto per la regia di “Justin Bieber: Never Say Never” - Bruce è talmente un grande che trasmette senza sforzo lo spirito, il tono del film. E’ proprio quel personaggio, e allo stesso tempo non si prende troppo sul serio”.

Appunto, non prendersi troppo sul serio. Quel tono scanzonato che caratterizza tanti suoi personaggi (fra questi, quel John McClaine,  poliziotto di New York della serie Die Hard, di cui  è uscito da poco il quinto episodio), gli appartiene. “L’ironia, l’autoironia, è importante in questo mestiere,  altrimenti non fai una vita sana, ti intossichi di te stesso e di questo mondo”.

Willis racconta di avere accettato la parte perché Joe è un soldato: “G.I. Joe mi piace perché interpreto un soldato, mi piacciono i soldati. Ho fatto anche domanda, una volta, per diventare uno di loro, ma era troppo tardi, mi hanno detto che ormai ero vecchio”.Vecchiaia che per altro Bruce Willis non sente: “Io non mi sento di invecchiare, faccio le stesse cose di sempre,  mi vesto nello stesso modo,  continua a piacermi mangiare e faccio esercizio. Non so, sono sicuro che arriverà il momento in cui mi sentirò di essere diventato vecchio, ma ora non è così e non ci penso”.

A renderlo giovane c’è anche la nuova paternità. Lo scorso 1° aprile è nata Mabel Ray, avuta dalla sua seconda moglie Emma Heming-Willis, l’attore ha altre tre figlie, Tallulah, Scout e Rumer avute dal matrimonio con Demi Moore.

“Con Mabel  sono tornato a fare le cose più stupide possibili. Adoro farla ridere, adoro fare ridere le mie figlie. Il mestiere di padre è un mestiere difficile e bellissimo, e vorrei poter dire un giorno di essere riuscito a prepararle tutte al mondo, le mie ragazze,  di averle aiutate a diventare donne con buoni valori morali e buone intenzioni, gentili e carine con gli altri”.

Bruce Willis, Sylvester Stallone, Arnold Schwarzenegger. Pare che le vecchie generazioni siano tornate prepotentemente sulla cresta dell’onda. Schwarzenegger è tornato al cinema dopo la parentesi politica, Stallone continua a produrre film e scrivere sceneggiature e Willis, dopo Die Hard e G.I Joe, tornerà anche con Red 2. Ma Willis non ritiene che il loro successo sia dovuto alla mancanza di nuovi eroi.

“I nuovi eroi esistono:  Jason Statham e Daniel Craig lo sono.  Sono tornato a vedere i Bond Movie grazie a Craig. E’ che forse ci vuole un po’ di tempo a diventare icone come Arnold Schwarzenegger, voglio dire: era il governatore della California”.  E l’attore rivela di aver pensato anche alla carriera politica: “Ci ho pensato, ma in gioventù ho fatto un po’ di cose… quel genere di cose che ti precludono per sempre una carriera in politica”.  Il soldato il politico. Sembra che fare l’attore sia quasi un ripiego dopo aver preso in considerazione molte altre opportunità: “No, però se ci penso mica me lo ricordo come sono andate le cose nella mia vita professionale, come sono arrivate a questo punto. Ricordo che mi piaceva fare teatro, ho fatto molto teatro da giovane. New Jersey e poi New York, off-off Broadway e poi ho fatto un paio di cose di successo e mi sono ritrovato a Hollywood”.
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