Interviste
 
"Ecco perché tutti i malvagi di James Bond devono essere stranieri".


LOS ANGELES – Nei film di James Bond l’antagonista e’ sempre uno straniero e in Spectre, in uscita in Italia il 6 novembre, il ruolo e’ stato affidato all’austriaco pluripremiato Christoph Waltz.

La pellicola – Spectre è stato girato in 35mm e non in digitale come il precedente Skyfall – ha gia’ riscosso un successo senza precedenti in Inghilterra, dove il botteghino ha incassato in due sole giornate quasi quindici milioni di dollari.



È stato Quentin Tarantino a lanciare la carriera cinematografica di Waltz affidandogli la parte del colonnello nazista Hans Landa nel suo Inglorious Bastards nel 2006 e poi, sei anni dopo, quella del cacciatore di teste King Schultz in Django Unchained.



Entrambe le interpretazioni gli sono valse un Oscar come miglior attore non protagonista. E se prima di allora Waltz lavorava senza troppo entusiasmo per la televisione tedesca, nel giro di pochi anni si è ritrovato a lavorare con registi come Roman Polanski (in Carnage) e Tim Burton (Big Eyes), oltre a Tarantino. L’anno prossimo poi sarà per la prima volta regista, oltre che protagonista, del film The Worst Marriage in Georgetown.



In Spectre, il 24esimo film di 007, diretto da Sam Mendes (American Beauty) con, nel cast, Daniel Craig, Lea Seydoux, Ralph Fiennes, Monica Bellucci, Ben Whishaw, Andrew Scott e Jesper Christensen, Waltz veste i panni di Franz Oberhauser, fratellastro di Bond e capo dell’organizzazione terroristica Spectre.

Mr. Waltz, le sarebbe piaciuta la parte di James Bond?

No, Bond può essere interpretato esclusivamente da un attore britannico.

Pierce Brosnan è irlandese.

Infatti, con lui hanno rischiato. Comunque l’interpretazione di Brosnan è autentica e se l’è cavata bene.



Invece il cattivo non può mai essere inglese, è così?

Nei film di Bond, girati durante la Guerra Fredda, il cattivo è sempre stato tedesco. Per gli inglesi c’è sempre l’eterna minaccia esterna all’Impero. E’ ancora così, soprattutto fra le generazioni più anziane, e nei film di 007 il nemico deve sempre avere un accento straniero, tuttora.

Le hanno mai negato una parte a causa del suo accento?

Sì, quando vivevo a Londra non sono mai riuscito a recitare Shakespeare, mi hanno sempre detto che non avevo l’accento giusto. Era frustrante. Altri registi, come Tim Burton per esempio, invece non ci hanno fatto neanche caso. Quando gli chiesi se dovevo migliorare il mio inglese mi disse: “Perché? Che problema ha il tuo accento?”.

Cosa ne pensa della paura dello straniero nell’Europa di oggi?

Sento voci che urlano parole razziste. Sono voci che non rappresentato il sentire generale della maggioranza della popolazione europea, ma sono quelli che strillano di più. Mi viene in mente un’analogia che mi spaventa: anche i nazisti all’inizio non erano in molti, ma erano quelli che strillavano più forte.



Per filmare Spectre ha viaggiato in diversi paesi, cosa ha visto?

Sono stato colpito dal Messico, lo sviluppo delle cultura messicana ha subito una battuta d’arresto con l’arrivo degli spagnoli, mi sono chiesto come sarebbe oggi quel posto se non ci fosse stata l’invasione.

Cosa motiva la cattiveria nel suo personaggio in Spectre?

Franz Oberhauser è un visionario, ma agisce per motivi strettamente personali. Per la prima volta nella storia di 007, la trama rappresenta un vero e proprio dramma familiare.

Ha esitato ad accettare la parte?

Sì, ma ho accettato lo stesso.

Avrebbe davvero potuto dire di no?

Ora sì. Ma è una novità, fino a pochissimi anni fa dovevo accettare qualsiasi lavoro, avevo una famiglia, una moglie e tre figli, da mantenere. Ho accettato dei ruoli in film che non mi interessavano. Non avevo scelta, se non quella di legarmi una pietra attorno al collo e buttarmi in un fiume. Solo con Tarantino ho ripreso il piacere di recitare. E ora, a cinquantanove anni, posso scegliere, posso dire di no se non sono interessato. Anche se Spectre fa parte di un enorme franchise, penso abbia degli aspetti interessanti.

In Spectre “M”, il capo dei servizi segreti britannici, bolla l’espansione delle attività sorveglianza di massa come antidemocratiche. E’ questo un tema importante e attuale, vero?

Sì, ed è uno dei motivi per cui ho accettato la parte. E’ una questione di rilevanza globale, e questo film l’affronta senza girarci attorno. Spero che Spectre, oltre a divertire, inviti a riflettere sulle conseguenze della sorveglianza di massa.

Marta Valier

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