Interviste
 
Candidata miglior attrice protagonista agli scorsi Oscar, ci parla di The Imitation Game.


“Cosa dobbiamo fare qui?” “Decifrare l’indecifrabile codice nazista e vincere la guerra”.

La domanda appartiene a Joan Clarke, la risposta è di Alan Turing. Il dialogo fa parte di The Imitation Game, il film candidato a ben 8 premi Oscar e vincitore di quello alla miglior sceneggiatura non originale, consegnato a Graham Moore.



The Imitation Game racconta la storia del matematico inglese Alan Turing (Benedict Cumberbatch), il pioniere dell’informatica, capace di inventare il macchinario in grado di decifrare ogni possibile codice cifrato durante la Seconda Guerra Mondiale e che risolvendo il famoso Codice Enigma cambiò il detino della guerra. Ma la storia di Alan Turing è una storia tragica. Lo scienziato fu infatti perseguitato per la sua omosessualità e si suicidò per non dover sottostare alle cure ormonali che gli furono imposte dal tribunale.

Il film ha un cast quasi completamente al maschile, fatta eccezione per Keira Knightely, che interpreta la matematica Joan Clarke, assunta nel team di scienziati nel tentativo di decifrare i codici tedeschi.



“Ho sentito parlare per la prima volta di Turing circa cinque anni fa, – dice l’attrice inglese diventata famosa per il film Sognando Beckham - allora ci fu questa grande campagna stampa perché la regina perdonasse Turing sulla cui memoria pendeva ancora quella condanna per omosessualità. La sia storia mi ha affascinato e quando ho sentito che era in atto la produzione di un film su Turing ho voluto farne parte. Non sapevo ancora se c’era un ruolo per una donna, ma sapevo che volevo raccontare quella storia”.

Cosa l’affascinava in particolare?

Il fatto che la sua storia fosse passata quasi completamente sotto silenzio. Prima di quella campagna stampa non sapevo nulla di lui, non del codice, non del macchinario con cui riusciva a decifrare i codici, macchina che di fatto è il papà dei nostri computer. Non sapevo nulla nemmeno della condanna per omosessualità che lo portò al suicidio.

La sua storia fu passata volutamente sotto silenzio.

E’ stato colui che ha reso possibile la vittoria degli alleati nella Seconda Guerra Mondiale e nonostante questo il governo britannico e i libri di storia vollero che fosse dimenticato. Ora lo raccontiamo noi, questa è una bella storia che parla di pregiudizi e di diversità.

Signora Knightley, lei come se la cava con la matematica?

Sono a zero. O meglio, a scuola ho preso anche un otto, una volta quindi qualcosa in testa mi ero riuscita ad appiccicare. Scherzi a parte, no, non riesco proprio a immaginare me stessa capace di venire a capo di tutti quei numeri. Per entrare nel personaggio ho tentato di studiare qualche teorema. Per un paio di settimane mi sono impuntata: ho comprato libri di matematica, mi sono messa sotto, volevo cercare di acquisire un po’ della passione per la matematica che è caratteristica del mio personaggio. Dopo quelle due settimane mi sono arresa. Forse se mi ci rimettessi proprio, a studiare davvero, magari dopo tre anni riuscirei ad avere le basi, ma non avevo tre anni di tempo, così sul set, ho semplicemente fatto finta di essere un genio della matematica.

E con la tecnologia se la cava?

Ho un pessimo rapporto anche con quella. E’ utile, è importante ma la odio. Il computer lo so accendere e spegnere.

Quindi? Niente social network?

No, non sono interessata.



La sua famiglia le ha raccontato qualche storia sulla guerra?

I miei genitori non erano nati, ma i miei nonni sì, e in famiglia girava questa storia di mia nonna caduta dalle scale con mio zio in braccio perché una bomba era caduta a pochi metri dalla loro casa. A Londra puoi ancora trovare le entrate dei rifugi. Da bambina giocavo in uno di questi, nel retro della casa di amici.

Joan Clarke fu una figura importante, se non alla pari di Turing, comunque meritevole di non passare sotto silenzio. Come mai anche lei fu dimenticata?

Il fatto è che la loro impresa, la decifrazione del codice Enigma sino agli anni ’90 era ancora coperta dal segreto di stato. Forse è solo questione di tempo. In futuro questa figura, come quella di Turing entreranno nei libri di storia. La storia della nascita dei computer non può essere raccontata senza raccontare la storia della squadra di Turing.

 

Andrea Carugati

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