Interviste
 
L'attore è protagonista di Anarchia, ora al cinema
“Prima o poi andrò a vivere a Napoli. Dell’Italia mi piace tutto: il cibo ovviamente, ma soprattutto le persone e il loro stile di vita e il fatto che non tutto da voi gira intorno al dio denaro”. Frank Grillo è un italo-americano, di origini napoletane (e calabresi), che ama il paese dei suoi nonni ma che in America sta costruendosi una solida carriera al cinema. È un uomo di 51 anni con un fisico da ventenne, palestrato sì, ma non troppo. Veste in maniera molto semplice: t-shirt, jeans e via. Ma ciò che salta subito all’occhio è che parla gesticolando esattamente come fanno gli italiani, e quando glielo si fa notare lui sorride: la cosa gli piace molto.

Era nel cast di Zero Dark Thirty, il film sull’uccisione di Osama Bin Laden e in quello di Captain America: The Winter Soldier. Ora è il protagonista di Anarchia, il sequel del film di James DeMonaco, La Notte del Giudizio, che l’estate scorsa fece molto bene al botteghino.

Hollywood difficilmente si lascia sfuggire l’occasione di sfruttare un successo commerciale ed ecco dunque che ritornano le dodici ore all’anno di anarchia totale imposte dal Governo in un’America futura ed estremista che trova nella “purga” annuale l’unica soluzione per cercare di abbassare il tasso di criminalità nei restanti giorni dell’anno. Anarchia, La notte del giudizio è ora al cinema in Italia, anche se al momento gli incassi non sono riusciti ad eguagliare il successo del primo film.

Il regista James DeMonaco non ha mai fatto segreto di essersi ispirato a film cult come I Guerrieri della Notte o Fuga da New York. La pellicola è ambientata nel 2023 a Downtown, nel centro di Los Angeles e il personaggio interpretato da Grillo, è costretto a prendersi cura di un gruppetto di malcapitati che non sono riusciti a raggiungere casa prima dell’inizio delle 12 ore di anarchia.

Lei è molto critico nei confronti della società americana, vero?

“Vivo a New York, prendo tutti i giorni la metropolitana. E’ piena di gente con la faccia triste che fa lavori che non vorrebbe fare ma che servono per pagare le bollette. Poi ci sono pochi privilegiati che hanno tutto, magari senza avere nemmeno troppo talento per quello che fanno”.Dunque uno scenario come quello del film,  con i poveri che prendono ai ricchi non sarebbe sbagliato?

Il nostro film è intrattenimento, non c’è nulla di nemmeno lontanamente ipotizzabile in uno scenario del genere, ma oggi ci sono differenze socio-economiche fra chi ha e chi non ha che sono davvero troppo grandi. Qualcosa andrebbe fatto e invece ci anestetizziamo davanti alla tv. A guardare i reality show dei ricchi, a sognare la loro vita, e a renderli ancora più ricchi.

Meglio l’anarchia?

Meglio no, ma chi non ha mai pensato almeno una volta ‘lo farei se sapessi di non essere beccato?’. Io sono figlio di operai, di origine italiana. Il denaro è sempre stato poco ma qualcosa avevamo. Però sono persone qui in America, che non hanno nulla da perdere. La violenza è sbagliata ma questa società è sbagliata.

Meglio l’Italia dei suoi nonni?

Meglio l’America dei miei nonni, che sono venuti qui ma si sono rifiutati di imparare l’inglese, tanto tenevano alle loro tradizioni. Fra loro parlavano in napoletano e a me chiamavano “Disgraziato”. Ero un bimbo un po’ vivace.

Vivrebbe a Napoli?

Lo farò. Io mi sento italiano. L’anno scorso ero a Venezia, per il festival, e già lì mi sentivo a casa. Io mi vedo invecchiare a Napoli.
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