Interviste
 
"Vorrei proteggerla, ma comprendo il suo desiderio di verità"

«Vorrei proteggerla come ho sempre fatto, e risparmiarle un confronto che la farà soffrire. Ma devo rispettare il suo bisogno di verità. È un bisogno che conosco bene: ci sono passata».

Era il luglio del 1982, sette mesi dopo la tragedia, quando la zia di Cristina - in vacanza a Marina di Ravenna con i figli (compresa la nipote adottata), il marito e i genitori - si trovò davanti a un cartellone che pubblicizzava lo spettacolo di Beppe Grillo. «Non lo avevo visto né sentito, nemmeno al funerale. E a me serviva la verità. Volevo sapere se i miei cari avevano sofferto, se prima di morire avevano detto qualcosa». Decise allora per un confronto, che qui racconta.

«La sera dello spettacolo mi presentai all’ingresso. Appena lui scese dall’auto, lo fermai. Grillo mi riconobbe - somigliavo molto a mia sorella - e capì. Ordinò di sospendere la serata. Andammo a sederci in un bar, dove mi diede la sua versione dell’incidente, e di quello che era successo poi. Di come, dopo essersi buttato dall’auto, era sceso per tentare di soccorrere gli amici.

Di come aveva trovato mio cognato in fin di vita, delle sue ultime parole: “Cerca Rossana, cerca il bambino”. Di come, disperato, lo aveva coperto con la sua giacca e aveva proseguito verso la carcassa dell’auto. Di come aveva trovato mia sorella, purtroppo già morta.

Di come aveva inutilmente cercato Francesco: il Soccorso Alpino impiegò due giorni e due notti prima di recuperarlo, in fondo al burrone.

«Alla fine gli chiesi di venire da mio padre e mia madre: anche loro avevano diritto di sapere. Mi diede appuntamento per il pomeriggio dopo, e mantenne la promessa. Avevo mandato i bambini fuori con la baby sitter. Entrò in casa, vide i miei genitori e si buttò in ginocchio, in lacrime: “È stato un incidente, io non volevo, ho sbagliato tutto”.

Piangemmo tutti. Poi raccontò anche a loro quello che aveva detto a me, e se ne andò. Mio padre trascorreva le giornate tra crisi di pianto e sedativi: morì di crepacuore, due mesi dopo. Mia madre, invece, non versò mai una lacrima, come tramortita, e per il resto della sua vita ebbe sempre il pensiero rivolto a loro. Sua figlia Rossana, il suo genero Renzo, il suo nipotino Francesco»
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