Interviste
 
L'attore in Elysium, dal 29 agosto in Italia, racconta un mondo di disparità sociali
Cosa succederebbe se le disparità sociali, già così evidenti al giorno d’oggi, diventassero, in un futuro non poi così lontano, talmente esagerate da produrre due distinti e lontanissimi mondi? Quello dei ricchi, in una specie di paradiso extraterrestre, e quello dei poveri in quella enorme discarica che sarà diventata la Terra?

E’ questo lo scenario di Elysium lo sci-fi a forte denuncia sociale e ambientale che vede protagonisti Matt Damon, Jodie Foster e Diego Luna. Diretto da Neill Blomkamp, il regista di District 9, Elysium vede i poveri costretti a sopravvivere sulla terra, ormai distrutta e priva di risorse a causa della millenaria cupidigia dell’uomo, mentre i ricchi sono al sicuro in un ambiente extraterrestre esente da ogni dramma, malattie comprese: una sorta di body-scan  (che tra l’altro, in un’estrema forma di product placement,  ha come logo la testa di medusa simbolo della casa di moda Versace) permette di diagnosticare e immediatamente debellare ogni minima traccia di cancro o di altre mortali malattie, dal fisico dei fortunati abitanti di Elysium.

Per girare le scene ambientate nel globo terrestre è stato scelto un luogo atroce: la  discarica di immondizia di Città del Messico, la seconda, in ordine di grandezza, nel mondo. “Un luogo davvero desolato, dove c’è gente che vive raccogliendo tutto quello che nella discarica ha ancora un valore – racconta Damon, che nel film interpreta Max De Costa,  l’uomo che cercherà di riportare uguaglianza in quel mondo diviso - duemilacinquecento persone abitano, dormono, mangiano in quel luogo malsano e maleodorante. La disparità di vita fra questa gente e i ricchi del mondo non è diversa da quella raccontata nel film. Girare in quel posto è stata una lezione di vita. E’ stata dura, tutti quanti nella produzione, a parte noi attori quando giravamo, indossavano una maschera antigas. E’ venuta una commissione medica, chiamata dai sindacati a vedere se era possibile lavorare senza conseguenze sul fisico in un luogo del genere. In ogni caso noi, alla fine della giornata, andavamo via da quel posto dimenticato da Dio, facevamo una bella doccia e andavamo a cena nei migliori ristoranti di Città del Messico. Per duemilacinquecento poveracci non è mai così”.Ma lei il futuro lo immagina simile?

Io tendo ad essere ottimista, spero che con la democratizzazione dell'informazione,  ora possibile grazie a internet, ai telefonini e ai social network,  in qualche modo le cose verranno un pò livellate, e che la tecnologia setti un pò più in alto lo standard di vita di tutti. Lo spero davvero, ma non lo so, queste sono domande che sono al di là delle mie capacità di previsione.

Nel film interpreta un eroe che tenta di cambiarle le cose.

Ecco, sì, di questo sono sicuro. Come ci sono stati Gandhi e Luther King, ci saranno sempre uomini che tenteranno di rendere il mondo un posto migliore.
E’ un ruolo molto fisico il suo.

Ho dovuto allenarmi molto per questo film, non era solo che dovevo essere in forma ma era necessaria una specifica forma. Neill (Blomkamp, il regista, n.d.r.) aveva le idee molto chiare circa il mondo che ha raccontato, tra l’altro creandolo di sana pianta, e dei personaggi che ne avrebbero fatto parte. E’ arrivato da me con uno schizzo a matita. Un suo disegno. Io mi sono attenuto a quel disegno: testa rasata, enorme massa muscolare, tatuaggi. La parte difficile è stata, naturalmente, costruire quei muscoli. Ho assoldato un personal trainer che mi ha messo al lavoro.

In che modo?

Ho fatto moltissimo sollevamento pesi e cardio, mi allenavo per quattro ore al giorno

Si sarà sottoposto anche a una dieta.

Ecco, quella è stata la parte più difficile, l'allenamento non mi è pesato così tanto come mangiare tutto quel pollo. D’altra parte non ci sono scorciatoie: per ottenere un fisico muscoloso e tonico devi fare quello che fanno tutti quelli che sono muscolosi e asciutti: mangiare proteine e allenarti. Ma non mi posso lamentare, faccio il mestiere più bello del mondo.

Si sente fortunato, dunque?

Estremamente. Spero che il meglio debba ancora venire, ma sono stato davvero molto fortunato. Ho una moglie incredibile, dei bambini adorabili, e sono in grado di fare film che mi piacciono e di cui sono orgoglioso. Tutto questo mi rende grato e mi fa sentire fortunato.
Ora sta girando The Monument Men, il film di George Clooney sul salvataggio delle opere d’arte durante la Seconda Guerra Mondiale.

Mi sto divertendo molto. E’ un film d’insieme, con un gran cast, e ha un pò il fascino dell'heist movie, perchè questi ragazzi, i Monument Men,  più che soldati si sentivano spie e agivano furtivamente come fuorilegge. Erano amanti dell'arte e per salvaguardarla non hanno esitato a mettere a repentaglio la loro vita, alcuni sono morti per la causa. C’è il dramma, ma cè anche molto humor…  e poi c’è Cate Blanchett.

Le riprese sono in Europa, fra la Germania e l’Inghilterra. Come concilia con le esigenze famigliari? E’ noto che a casa Damon esiste la regola “mai più di due settimane lontani”.

In qualche modo ci stiamo riuscendo, in primavera i ragazzi avevano due settimane di festa e sono venuti a trovarmi, poi sono andato a casa una settimana. Con un po’ di buona volontà ci si riesce, ora con la fine della scuola, le cose sono più facili.

Soderbergh,  Terry Gilliam,  George Clooney. Matt Damon è stato diretto da grandi registi  ce l’ha ancora un nome con cui vorrebbe lavorare?

Ben Affleck.

Dovrebbe succedere, no?

Stiamo lavorando a un paio di progetti ma non c’è niente di definitivo ancora.

Il suo amico Affleck ha vinto l’Oscar per Argo. E’ stato contento?

Ero felice, veramente felice per lui, dopo tutte le traversie professionali che ha passato! Vederlo in difficoltà, non capito e apprezzato, vittima di stupide battute, mi faceva stare male. Sapevo che valeva molto di più di quanto gli fosse stato consentito di dimostrare. Ora finalmente la sua stoffa è alla luce del sole. Sono orgoglioso di lui, e spero, davvero di fare presto un film diretto da lui.
©RIPRODUZIONE RISERVATA