Interviste
 
Un'altra sfida: 25 brani in chiave semi-acustica. Presto un nuovo album: "Sarà un'altra delle nostre sterzate"
I Negrita stanno per tornare in teatro dopo un primo tour che aveva registrato il tutto esaurito.Trenta le date in programma (a partire dal 17 ottobre a Rieti) , ma da queste manca un teatro simbolo della canzone italiana, l’Ariston di Sanremo.
Di carne al fuoco, effettivamente, la rock band di Arezzo ne sta già mettendo tanta: la nuova raccolta Déjà Vu è appena uscita su Itunes ed è già al primo posto degli album più scaricati; oltre ai 23 brani interamente ri-arrangiati in chiave semiacustica, poi, nell’elenco ci sono anche due inediti e uno di questi, Anima lieve, è il primo passo verso il prossimo album, su cui lavoreranno in bus tra una città e l’altra.

Anche questa volta, com’era già avvenuto per Reset e HellDorado, dobbiamo aspettarci qualcosa di “molto a fuoco”, una nuova sterzata verso l’ignoto. Perché se c’è una cosa che hanno imparato in questi vent’anni di palcoscenico e successi, è che la musica è un’alchimia, che il cambiamento è parte di loro, non una debolezza ma un punto di forza, un marchio di fabbrica, e che l’energia esiste:

Stai ore, mesi a maneggiare l'aria per poi tirarne fuori delle canzoni – ha spiegato Drigo – abbiamo imparato che ci sono alchimie che non si studiano sui libri. Dopo 20 anni riconosciamo il concerto come un rituale in cui c'è uno scambio forte di energia e questo album arriva al momento giusto perché passa attraverso legno e metallo. Abbiamo scelto l’acustico e non l’elettronico per essere il più nudi possibile. Certe canzoni che nei dischi originali erano un po’ artefatte, qui tornano al loro imprinting originale, mettendo in luce tutta la loro vera forza”.

Molti si chiedono come si possono ascoltare i Negrita da seduti.

PAU: Io sono tra i più agitati qui, sono un ballerino represso. All’inizio pensavo, arrivati al 4 o 5 pezzo: ora salto su e rovino tutto. In realtà poi è bastato capire cos'è un teatro per abituarsi alla sua atmosfera. E poi è il pubblico ad alzarsi…


Questo album è un’altra delle vostre “sterzate”?

PAU: "La cosa bella dei Negrita è che non ci preoccupiamo di raggiungere uno status e poi mantenerlo. Dopo essere riusciti, con fatica, a riempire i palasport nei nostri concerti, siamo partiti coi Subsonica per dei tour nei club di Usa, Canada e Cina. Ci spiace spaziare dal palazzetto, dove puoi alzare il volume quanto ti pare, al teatro, dove devi avere la delicatezza di suonare in punta di plettro su una acustica che ha più anni di te… e devi trattarla come una vecchia signora tanto garbo".

Vent’anni fa usciva Negrita, il vostro primo album. Qualche rimpianto? Bilanci in corso? Qualcosa che non rifareste?

DRIGO:  “Quando ci siamo trovati senza Zama (il batterista, ndr), abbiamo avuto un attimo di confusione e l'esperienza Sanremo non ha aiutato (era il 2003 con Tonight, ndr). Eravamo molto attratti da quello che può succedere dietro le quinte del Festival, essendo cresciuti guardando questo spettacolo televisivo. Volevamo provare questo viaggio ma l’esperienza fu molto diversa, a tratti non molto piacevole e parecchio stressante. Alla fine di tutto decidemmo di partire per il Sudamerica senza troppe idee. Andammo come studenti in Erasmus con la voglia di farci influenzare da posti che non sono tradizionalmente rock’n’roll. Da qui è partito un altro approccio verso la musica e abbiamo imparato a cambiare senza paura.

Da allora siamo considerati da qualcuno pop da qualcuno rock... ma non abbiamo pudore nel sentirci in un modo o nell’altro, in noi ci sono tutte e due le anime”.

PAU: “Per quanto riguarda Sanremo, l’abbiamo già fatto nel 2003… non ci ha aggiunto niente. Siamo andati con un pezzo che forse non era all'altezza, e dopo qualche settimana è uscito Magnolia che ha scalato tutte le classifiche in radio. Perché non abbiamo portato quello? Non so… Siamo stati dei fessi in quel periodo, non abbiamo il taglio mentale per affrontare quel mondo. Però faremmo volentieri la band di supporto a una band di giornalisti sul palco (ride, ndr)
Qual è il vostro rapporto coi social network?

Pau: “Usiamo Facebook e Twitter quando serve, non siamo malati di riflettori. Farci usare da Facebook ci piace fino a un certo punto, quando diventa ingombrante lo lasciamo volentieri a chi ha carenze affettive.

“Noi vogliamo fare musica. Il nostro è il sogno di tanti ex ragazzini che imbracciavano la chitarra al liceo. Loro (indica Cesare e Drigo) erano compagni di banco. Sono stati bocciati e riboccati perché disegnavano chitarre. Coltiviamo questo sogno romantico dagli anni 80… quando Bennato diceva la chitarra è una spada. Siamo cresciuti curandolo molto questo sogno, mantenendo anche l’amicizia tra noi, anche se scazziamo ogni tre per due... ma è più rock, mi insegnate… o no?
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