Interviste
 
L'attore racconta il suo rapporto con il digitale in occasione dell'uscita de Gli stagisti
Chi ha visto Zoolander, una delle sue commedie più riuscite, facilmente ricorderà la scena in cui, insieme a Ben Stiller, prende a scimmiesche manate un computer, per cercare di ottenere un file.
Owen Wilson, quanto a tecnologia, non è poi tanto più esperto del decerebrato modello che interpretava allora.  La confessione arriva dall’intervista per The Internship, gli stagisti, commedia che racconta di due obsoleti venditori che la nuova era digitale ha buttato fuori dal mercato del lavoro. Cercando di dimostrare che valgono ancora qualcosa, i due riescono a farsi ingaggiare per uno stage alla Google, dove si trovano a combattere con le unghie e con i denti con ragazzi appena usciti dal college e decisamente più tecnologicamente dotati, ma la necessità è la madre di tutte le virtù e i due riusciranno in qualche modo a tenere il passo ed anzi, ad insegnare qualcosa agli sbarbati digitali. A interpretare i due “analogici” sono stati chiamati Vince Vaughn e Owen Wilson, appunto, che appare davvero un pesce fuori d’acqua nella sede della Google, nella Silicon Valley, dove sono state organizzate le interviste per il film. A giudicare dall’età di chi ci sta attorno sembra infatti di essere tornati a scuola, a giudicare invece dall’ambientazione (fra un ufficio e l’altro è infatti possibile imbattersi in un calciobalilla, un campo da basket, la rastrelliera con le bici, il bar dove servirsi gratis, l’asilo, un biliardo) pare d’essere finiti nel paese dei balocchi. ”Lavorare in un ambiente del genere deve essere davvero stimolante, – ci dice l’attore - anche se io non saprei che fare, qui”.

Non se la cava bene con il computer?

Non ce l’ho nemmeno un computer io. Ho un Ipad. E’ stato quello il mio primo computer. E’ la cosa più tecnologica che uso, insieme al telefono. Scrivo molto con il telefono. Molti messaggi. Si dice che la gente abbia smesso di scrivere. Non è vero. Magari non scrive più lettere, ma fra email e sms trovo che oggi si scriva anche di più di prima.

Magari in passato scrivere era meno pericoloso, le lettere non venivano scritte in auto, durante la guida.

Questo è vero, ma io non lo faccio mai. Anni fa ho avuto un piccolo incidente che mi ha reso cosciente del pericolo. Ero al semaforo, guardavo il telefono, è venuto verde, la macchina davanti a me prima ha accelerato e poi si è improvvisamente fermata, io ero distratto e l’ho tamponata. Andavo pianissimo e nessuno si è fatto male ma l’imbarazzo è stato tanto, soprattutto perché la donna che ho tamponato era il mio appuntamento, avrei dovuto vedermi con lei a cena, qualche ora dopo.Owen Wilson è sempre stato molto attento a non raccontare la sua vita personale ai media, quindi non dice chi era la donna tamponata. Della sua vita sentimentale si sa solo che ha avuto poche relazioni importanti, con Demi Moore, con la cantante Sheryl Crow (che tempo fa ha raccontato che la canzone 'Safe and Sound', dell’ album C'mon C'mon, descriveva proprio quella storia d’amore), e con Kate Hudson, alla fine della quale, nel 2008, l’attore sprofondò in una tale depressione da tentare il suicidio.  Più recentemente è stato legato a un’agente federale, Jade Duell, che gli ha dato un figlio, Robert Ford Wilson, nato nel gennaio del 2011. I due si sono separati poco dopo.



Lei, a 45 anni, sembra un eterno ragazzo. Si è sentito così anche in mezzo a tutti questi ventenni che lavorano in Google?

Sì, probabilmente prendo in giro me stesso, ma sto iniziando a comportarmi come mio padre, che continua a ripetere che non si sente invecchiare. Forse dopo una certa età sviluppi un istinto di sopravvivenza per cui vedi invecchiare tutti gli altri, ma non te. Tu ti fai esente dal processo.

Nel film lei e Vaughn finite per insegnare qualcosa a questi ragazzi che sanno tutto.

E io, quando siamo venuti a girare qui, negli uffici di Google, mi sono sentito come il mio personaggio. Ok, loro sanno molto, ma noi abbiamo insegnato molte cose, mi sembrava di insegnare loro a vivere la vita reale.

Non trova che questi ragazzini abbiano comunque una marcia in più, anche se magari si frequentano solo su un social network, anziché in piazza?

Indubbiamente. C’è un enorme gap fra noi e loro. La nostra memoria è differente, la nostra cultura è differente, ma non trovo che la nostra generazione stia così male nella sua ignoranza tecnologica. Forse vivo in questa illusione perché quello che faccio non ha troppo a che fare con la necessità di essere al passo. Si può fare l’attore e non avere un computer.

In passato uno dei mestieri più ambiti era il suo. Ora i ragazzi vogliono inventare una “app” e diventare milionari a vent’anni.

Prima, quando sono uscito dall’albergo per venire qui, ho incontrato un gruppetto di ragazze vestite elegantemente che stava per salire su una Rolls-Royce. Una di loro mi ha detto che stavano andando al matrimonio del fratello minore, un ragazzo di 26 anni che aveva inventato non ho capito che applicazione e che ora era ricchissimo.

Lei dove lo farebbe uno stage?

Mi piacerebbe farlo in un team sportivo. Sarebbe carino fare parte in qualche maniera dell'organizzazione del campionato del mondo, il prossimo anno in Brasile.

Gioca a calcio?

Lo seguo e sì, mi piace anche giocare.E’ giocando a calcio che si è rotto il naso?

No, giocando a football. Una prima volta, la seconda facendo a pugni a scuola.

Un ragazzo d’altri tempi.

Ora le liti su Facebook non comportano nasi rotti.

Ma lei, che qui ha quasi lavorato, i famosi  Google glasses… li ha provati?

No, ma qualche giorno fa sono stato ad una festa e c’era Larry Page, il fondatore di Google. Li indossava e allora ho cercato di investigare. Gli ho chiesto con nonchalance quando sarebbero stati in vendita. Mi ha risposto vagamente e non mi ha assolutamente detto che me ne avrebbe regalato un paio.

Quindi li vorrebbe?

Probabilmente sarebbe uno di quei tanti gadget che voglio, senza poi usare. Ci proverei, non riuscirei a venirne a capo e li mollerei in un cassetto, come mi capita con tanti oggetti, il Kindle per esempio.

Meglio la carta stampata?

Ho letto così solo un libro, all’inizio mi sembrava figo. Niente più ricerche in libreria, niente pesi in viaggio. Ma no, mi piace avere in mano un libro. Mi piace sfogliarlo, sentirne l’odore.  Per i giornali è diverso, prima non iniziavo la giornata senza un quotidiano, ora guardo il New York Times su internet.

Si parla di Zoolander 2.


Twolander. Sì, c’è un copione piuttosto divertente. Qualcosa succederà.


Com’è cambiata la sua carriera dopo essere stato il protagonista di Midnight in Paris, di Wood Allen?

Non è cambiata molto ma essere diretti da Woody Allen è un sogno che diventa realtà e girare a Parigi è stato divertente. La gente a Parigi era così carina con me!

Dice sul serio? I francesi?

Sì, i francesi. Incredibile vero?
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