Interviste
 
L'attore rivela alcuni dettagli del rapporto con la sua famiglia
I telespettatori lo avevano conosciuto nei panni del coraggioso agente dell’anti-terrosismo Jack Bauer nell’adrenalinica serie “24”, ma dalla scorsa stagione, è il protagonista della nuova serie “Touch” firmata da Tim Kring, Kiefer Sutherland interpreta il ruolo, molto più psicologico, di Martin Bohm, giornalista che, a seguito della morte della moglie, deve affrontare da solo la difficoltà della cura di un figlio undicenne autistico che, pur dimostrando una incredibile intelligenza matematica, non ha mai parlato in vita sua.

In occasione dell’imminente partenza italiana della seconda stagione della serie (su Fox dal 22 aprile) l’attore figlio d’arte (i suoi genitori sono di Donald Sutherland e Shirley Douglas) rivela qualche anticipazione sui nuovi episodi.



Come sarà la nuova stagione di “Touch”?

Quello che sorprenderà è quanto il telefilm sia diverso dall’anno scorso.
La prima stagione affrontava lo sforzo di un padre nel cercare di comunicare con suo figlio ma ora le cose si complicano. Da quando abbiamo lasciato New York alla fine dell'anno scorso, il pericolo è diventato imminente e il mio personaggio è stato minacciato di morte da qualcuno che vuole rapire il figlio, Jacob, per la sua abilità di elaborare complessi schemi matematici e questo ha preparato il terreno per la seconda stagione.
L’idea di base rimarrà la stessa, ma molte altre cose cambieranno.



Suo figlio è interpretato da David Mazouz. Com’è lavorare con una co-star così giovane?

E’ fantastico. Non gliene importa nulla di quanto sia grande il suo trailer, non ha un cellulare, sua madre lo accompagna tutte le mattine sul set per accertarsi che arrivi in tempo… E’ simpaticissimo e la sua vitalità è contagiosa.A livello personale, invece, come si descriverebbe come padre?

Essere padre è un’avventura. Mia figlia più grande è nata quando io avevo 19 anni ed è stata un’esperienza che mi ha decisamente fatto crescere. E’ un processo in cui non smetti mai di imparare, ma penso che per la mia famiglia, per i miei figli e per me, abbia funzionato abbastanza bene. Quanto meno sono ancora tutti vivi!

E quando lei ha deciso di fare l’attore? Che tipo di influenza hanno avuto i suoi genitori nella sua scelta?

Da mia madre ho imparato l’amore per il teatro. Dopo la scuola andavo sempre al teatro dove lei lavorava e ascoltavo gli attori provare.
Per quanto riguarda mio padre, quando ero piccolo la mia famiglia pensava che fosse inappropriato che io guardassi i suoi film. Fu solo quando mi trasferii a Los Angeles all’età di 18 anni, che in un  weekend recuperai tutti i suoi film: dopo quella full immersion decisi che quello era il tipo di attore che sarei voluto diventare.



Avete in progetto di lavorare insieme, prima o poi?

Sì, faremo un western, ma non so ancora il titolo. E’ una storia di un figlio che torna a casa dalla Guerra Civile dopo la morte di sua madre. Lui e suo padre non si vedono da molti anni, ma seppelliscono la madre insieme nel tentativo di ricostruire un rapporto e salvare la fattoria. E’ una bellissima storia, sono molto eccitato all’idea di realizzarla, ma anche un po’ nervoso all’idea di lavorare con mio padre.

Per quanto riguarda invece un eventuale film di “24”?
Lo voglio ancora fare? Assolutamente. Avevo cercato con molta insistenza di far decollare il progetto, ma non dipende da me, purtroppo, quindi non ho idea se si farà oppure no.

La seconda stagione di “Touch” partirà il 22 aprile su Fox in prima visione per l’Italia e andrà in onda tutti i lunedì sera alle 21.00.

di Beatrice Belli
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