Interviste
 
L'attore racconta di Una notte da leoni 3, in uscita in Italia il 30 maggio.
"Mi chiedo come mai se uno recita il ruolo dello spaventapasseri la gente non pensa che sia uno spaventapasseri anche nella vita, mentre di me pensa che sia esattamente come il personaggio che interpreto e per certi versi non è molto lusinghiero. Ecco, dovevo dirlo, non ci assomigliamo per niente lui ed io".

Ercole? L'ultimo supereroe della famiglia Marvel? Il protagonista di un film di Spielberg? Il cattivo in un film di Nolan? No, a Zach Galifianakis è toccato lo sciocco, casinista e molto amato Alan, protagonista indiscusso di Una notte da leoni e ancora più protagonista di questo terzo, e conclusivo, film della serie, in uscita in Italia il 30 maggio, dopo un secondo episodio che ha lasciato un po' di amaro in bocca ai fan.

Questo sarà meglio del secondo?

Non è che il secondo non fosse divertente, certo non poteva competere con il primo, che aveva anche l'elemento della sorpresa e arrivava come qualcosa di nuovo e di mai visto. Poi pressati anche dalle necessità del business abbiamo ripetuto più o meno la stessa scenggiatura, mentre qui invece prendiamo una strada completamente diversa, e credo che per molti aspetti sia più simile al primo.

Ovvero?

Questa volta non c'è la notte dimenticata, questa volta il protagonista sono io, che per qualche ragione, mi trovo impelagato  in una faccenda molto dark con una vecchia conoscenza del gruppo che ci porta ad essere coinvolti in una avventura esplosiva.

E' anche un film d'azione vero e proprio, se non ci fosse la parte umoristica potrebbe tranquillamente essere un blockbuster di quelli eroi, sparatorie ed esplosioni: hanno investito  una marea di soldi questa volta e li abbiamo usati tutti.

Già, ora siete un fenomeno, (il primo film detiene il record di incassi di tutti i tempi per una commedia ) ma all'inizio per realizzare il film avete dovuto fare letteralmente carte false

Non carte false, ma quasi. Siamo stati fortunati, nel senso che lo studio aveva messo pochi dollari, quindi siamo passati sotto i radar e non ha fatto tanto caso a noi fino a quando era troppo tardi per tornare indietro e rendere piu' adatto ai canoni di Hollywood il primo film. Poi dopo il successo abbiamo avuto carta bianca, ma siamo stati un glitch nel sistema. Se tutto avesse funzionato a dovere non saremmo qui a parlare del terzo film.

Conclusivo?

Si', siamo tutti d'accordo, ci sembrava giusto mettere la parola fine, con un film all'altezza che portasse a compimento l'arco di tutti i personaggi. Anche il mio in questo si evolve e inoltre mi ha eccitato molto che certi eventi innocui nel primo e nel secondo diano vita a situazioni che si svolgono nel terzo. Da' coerenza è divertente e rende la storia completa. Comunque è l'ultimo che facciamo noi,  e ho sentito che il prossimo sarà con De Niro, Pacino e Dustin Hoffman che faranno il quarto, il quinto e il sesto...o magari i prequel, come Star Wars.

Come le ha cambiato la vita?

Non molto a dire il vero.
Certo, professionalmente ora la gente mi conosce, ma per le cose che contano non è cambiato molto: ho sempre i soliti amici idioti, faccio sempre le stesse cose e vivo sempre nello stessa casa. La percezione è che viva in una mansion, che viva la mia vita da star, ma e' sbagliata come quella che mi vede uguale ad Alan.

Non le assomiglia nemmeno un po'?

Non amo parlare della mia vita personale, ma no, la gente di solito mi trova molto più riservato di come si aspetta che io sia. A volte ti grida cose assurde per strada, pensando di conoscerti ma senza conoscerti per davvero e sicuramente senza essere consciuta da te. E' tutto molto strano. E mi piacerebbe essere come Alan: può dire qualsiasi cosa o fare qualsiasi cosa senza pagarene le conseguenze, e senza che debba per forza avere un senso. Mi piacerebbe potere vivere come lui. Amo il personaggio e forse da qualche parte siamo anche simili, ma sono certamente più intelligente!

Scherzi a parte, quale e' il segreto del successo di Alan?

A parte dire quello che vuole senza che abbia alcun senso? Credo sia il fatto che è un amico obbligato. Il gruppo lo ha accettato come un atto di carità, ma invece lui è convinto di essere simpatico a tutti e di essere l'amico perfetto. Con presupposti così non si può non ridere.

Limiti? Il politicamente corretto? Come vive questo aspetto?

Non c'è battuta che sia considerata da tagliare o evitare a priori.  Niente deve essere escluso. E' ipocrita l'idea del politicamente corretto. Cosa c'e' di più scorretto e razzista che decidere che un certo gruppo etnico non sia in grado di stare allo scherzo? O che non si può scherzare su certi argomenti? Se decido di non farmi beffe dei bianchi, non offendo i bianchi? E solo la paura che la gente verrà offesa e non e' un sentimento genuino, come quello che nasce quando senti di offerendere qualcuno per davvero. E con Alan ho detto e fatto cose terribili: dopo il primo film e, tra le altre cose, avere fatto finta di masturbare il bambino pensavo mi avrebbero arrestato. Invece nessuno ha detto niente: nemmeno una parola. Il potere di Alan.
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