mercoledì, 30 Settembre 2015

Agricoltrici sfidano la crisi: “Vogliamo vivere in campagna!”

di Chiara Bruschi
La storia di tre donne che sfidano fatica, intemperie e la grammatica.
Capre, mucche, maiali: la vita di campagna non è mai stata una passeggiata. Dall'inizio della recessione, inoltre, scrive Repubblica, è stata chiusa una stalla italiana su cinque, con la perdita di 32mila posti di lavoro e "il rischio concreto della scomparsa del latte italiano".

Ma ci sono delle donne, in diverse parti d'Italia, che hanno deciso di sfatare il mito secondo cui campi da arare, animali da mungere e pascoli da gestire sono esclusivamente lavori da uomini. Insomma, sono allevatrici e agricoltrici: tutto ci suona un po' strano, a partire dal nome. Il termine al maschile utilizzato per indicare chi lavora la terra, infatti, è ampiamente utilizzato, e siamo abituate al suo suono: agricoltore. Quanti di voi, però, hanno mai utilizzato, o sentito, la parola agricoltrici? Insomma, Monica, Francesca e Benedetta, volenti o nolenti, sono le portabandiera di una vera rivoluzione, anche linguistica.

ECCO LE LORO STORIE

Francesca Monaci, 30 anni, Bergamo

Si è diplomata all’ Istituto tecnico agricolo di Bergamo e poi si è laureata poi si è laureata in Scienze della produzione e trasformazione del latte alla Facoltà di Agraria a Milano.
Allevatrice per tradizione – il nonno era allevatore – oggi è una delle punte di diamante dell’impresa di famiglia, l’Azienda agricola Monaci di Branzi, in provincia di Bergamo.
Con la famiglia alleva vacche brune e con il latte produce formaggi locali, yogurt e burro.
Nei sei mesi estivi Francesca segue il bestiame in alpeggio, dai 1600 fino ai 2000 metri sopra il livello del mare. La giornata inizia la mattina presto, con la mungitura: “Verso le 10 di sera si va a letto… molto stanchi ma felici!”.
Alla domanda sul perché abbia deciso di vivere giornate così faticose, Francesca non ha dubbi: “Questa vita ci piace molto anche se richiede molti sforzi: non c’è una mattina che si può stare a letto a dormire ma si sta a stretto contatto con la natura, si è legati al lavoro ma c’è autogestione, e c’è libertà di vestire come si vuole. Qui conta solo la qualità del lavoro, non l’apparenza come invece credo sia nella nostra cultura, oggi. Qui il lavoro è molto impegnativo, i sacrifici sono tanti ma lo sono anche le soddisfazioni: la gente apprezza quello che facciamo, sono prodotti tradizionali, legati alla nostra storia”.

Monica Saba, 45 anni, Cagliari

Quando ha ereditato l'azienda di famiglia - un allevamento e un'attività di produzione di formaggi locali ad Arbus, in provincia di Cagliari - Monica Saba, 45 anni, aveva un po' paura. Temeva di non riuscire a combattere sola la sfida contro la crisi. Poi si è fatta coraggio e ha avuto un'idea: ha iniziato a rivestire le sue forme di pecorino, caciotte o ricotte con un packaging particolare, che disegna e realizza con le proprie mani.
"Uso le erbe del territorio, i coralli, le conchiglie. I colori sono naturali così come i tessuti".
Monica opera in un settore tradizionalmente maschile: "Lo faccio anche per tutte le donne, per dimostrare loro che possiamo sempre raggiungere i nostri sogni, anche se, come me, si vive nel bel mezzo della campagna sarda". E i risultati non si sono fatti attendere: la scorsa estate, infatti, la sua iniziativa Genn'e Sciria è stata premiata con il Premio De@terra dal Ministero delle Politiche agricole.

Benedetta Frozzi, 37 anni, Milano



Si è laureata in Economia, è stata commercialista insieme alla mamma per qualche tempo ma poi la natura ha avuto la meglio sui numeri. “Non ero per niente portata per i calcoli e per le normative – ci racconta – seguire mia madre nel suo lavoro è stata la scelta più facile, ci ho provato ma poi ho capito che non era quello il mio mondo… Io sono sempre in mezzo ai cavalli e alla natura. Questo è il mio posto”.
Così Benedetta ha deciso di uscire per sempre dall’ufficio e di trasformare una cascina di famiglia, circondata da un vasto terreno, in un agriturismo con tante attività.
Cascina Resta si trova alle porte di Milano, a Vuittone, ed è nata per offrire ai visitatori “la possibilità di conoscere e vivere la nostra campagna milanese e tutti i suoi pregi”.

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