Buon successo per The Following, in onda su Sky Uno e Premium Crime, la prima avventura di Kevin Bacon sul piccolo schermo
Il popolare attore americano interpreta l’ex agente FBI Ryan Hardy, e ha spiegato così la sua scelta televisiva:
“Pensavo che il mio primo ruolo in tv sarebbe stato su una tv via cavo, poi ho scoperto questo copione e non riuscivo a smettere di leggere: ha tutto quello che cercavo, c’è un protagonista eroe ma anche complicato e in qualche modo rotto, alle prese con questioni di vita o di morte.
The Following sarà uno show realistico, è questo – non gli zombie, i vampiri o gli alieni – che lo rende pauroso.”
Hardy ha un passato difficile e pieno di violenza, l’omicidio del padre poliziotto sotto i suoi occhi ha condizionato tutte le sue scelte, con le quali continua a fare i conti anche nel presente.
Il suo nemico è Joe Carroll, scrittore dalla psiche deviata, ossessionato dalle opere di Edgar Allan Poe. Joe è un serial killer che trae puro piacere nel vedere le persone morire per sua mano, ed è riuscito a crearsi un seguito di adepti pronti a tutto per lui.
Come dice uno degli attori della serie:
“I seguaci di Carroll fanno quello che fanno per una sorta di amore deviato, per avvicinarsi di più a lui: credo sia più spaventoso che se lo facessero solo perché sono malvagi, è questa la cosa paurosa, che lo fanno per amore.”
La storia, oltre all’amore “malato” dei seguaci della setta, ha anche il suo lato romantico: l’ex moglie di Joe, Claire (Valerie Zea), ama Ryan-Kevin, ricambiata in modo molto combattuto dall’agente. Hardy la vuole proteggere a tutti i costi dal morboso ex marito, ma spesso deve fare delle scelte che vanno contro questo sentimento per aiutarla a salvare il piccolo Joey, nato dal matrimonio con il serial killer.
The Following è stata accolta da recensioni miste. Secondo Variety si tratta di una serie sapientemente realizzata, la cui trama è imprevedibile, ricca di tensione e colpi di scena. USA Today l’ha presentata come una delle serie più violente e spaventose mai prodotte per una rete televisiva commerciale; secondo il quotidiano statunitense è ben narrata e recitata, incentrata come altri crime drama su una battaglia tra bene e male, dove il bene è rappresentato come incerto e segnato dal passato e il male come intelligente e profondamente depravato.
Il New York Daily News ha giudicato The Following intensa e di alta qualità.
Non altrettanto fortunata, nelle critiche e negli ascolti, l’altra serie incentrata su una setta sanguinaria, “CULT”, recentemente cancellata dal palinsesto del canale americano CW, e che forse in Italia non verrà mai trasmessa.
Cult ha come protagonista il giornalista investigativo Jeff Sefton (Matt Davis, The Vampire Diaries, A proposito di Brian) che ha da tempo imparato a convivere con le ossessioni del fratello Nate relative ad un misterioso show, intititolato “Cult“, che intende ucciderlo: ma quando suo fratello misteriosamente scompare, Jeff farà squadra con Skye Yarrow (Jessica Lucas), giovane assistente che lavora proprio in quel programma, per aiutarlo a scoprire quando di vero c’era nelle parole del fratello e chi siano i fan di questo show.
E’ una setta formata da appassionati della fiction, i cosiddetti “true believers”, di cui si scoprono delitti e violenze, complice anche una detective al di sopra di ogni sospetto. I due protagonisti, alla ricerca del fratello scomparso di Jeff, si trovano al centro di una trama fittissima di crimini, che vede alternarsi momenti reali e scene dal set dello show.
Plot interessante, una finzione nella finzione, in cui gli spettatori della serie entrano a far parte della sceneggiatura e interagiscono con gli attori.
Sia “Cult” che “The Following” hanno ingredienti di pura follia e violenza, che gli adepti di questi strani culti mettono in atto.
Il comune denominatore delle due serie americane incentrate sull’adorazione di un capo “spirituale”, è il reclutamento dei followers attraverso i social networks.
La rete è il luogo ideale per diffondere i messaggi e convincere le menti fragili che possono trovare forza e ispirazione nel senso di appartenenza a qualcosa di più grande.
Un fenomeno inquietante e potenzialmente pericoloso, se un giorno divenisse reale: creare un network di persone con lo stesso credo attraverso il web è tanto facile quanto rischioso e forse la finzione non sarebbe così distante dalla realtà.
di Gloria Bogi
“Pensavo che il mio primo ruolo in tv sarebbe stato su una tv via cavo, poi ho scoperto questo copione e non riuscivo a smettere di leggere: ha tutto quello che cercavo, c’è un protagonista eroe ma anche complicato e in qualche modo rotto, alle prese con questioni di vita o di morte.
The Following sarà uno show realistico, è questo – non gli zombie, i vampiri o gli alieni – che lo rende pauroso.”
Hardy ha un passato difficile e pieno di violenza, l’omicidio del padre poliziotto sotto i suoi occhi ha condizionato tutte le sue scelte, con le quali continua a fare i conti anche nel presente.
Il suo nemico è Joe Carroll, scrittore dalla psiche deviata, ossessionato dalle opere di Edgar Allan Poe. Joe è un serial killer che trae puro piacere nel vedere le persone morire per sua mano, ed è riuscito a crearsi un seguito di adepti pronti a tutto per lui.
Come dice uno degli attori della serie:
“I seguaci di Carroll fanno quello che fanno per una sorta di amore deviato, per avvicinarsi di più a lui: credo sia più spaventoso che se lo facessero solo perché sono malvagi, è questa la cosa paurosa, che lo fanno per amore.”
La storia, oltre all’amore “malato” dei seguaci della setta, ha anche il suo lato romantico: l’ex moglie di Joe, Claire (Valerie Zea), ama Ryan-Kevin, ricambiata in modo molto combattuto dall’agente. Hardy la vuole proteggere a tutti i costi dal morboso ex marito, ma spesso deve fare delle scelte che vanno contro questo sentimento per aiutarla a salvare il piccolo Joey, nato dal matrimonio con il serial killer.
The Following è stata accolta da recensioni miste. Secondo Variety si tratta di una serie sapientemente realizzata, la cui trama è imprevedibile, ricca di tensione e colpi di scena. USA Today l’ha presentata come una delle serie più violente e spaventose mai prodotte per una rete televisiva commerciale; secondo il quotidiano statunitense è ben narrata e recitata, incentrata come altri crime drama su una battaglia tra bene e male, dove il bene è rappresentato come incerto e segnato dal passato e il male come intelligente e profondamente depravato.
Il New York Daily News ha giudicato The Following intensa e di alta qualità.
Non altrettanto fortunata, nelle critiche e negli ascolti, l’altra serie incentrata su una setta sanguinaria, “CULT”, recentemente cancellata dal palinsesto del canale americano CW, e che forse in Italia non verrà mai trasmessa.
Cult ha come protagonista il giornalista investigativo Jeff Sefton (Matt Davis, The Vampire Diaries, A proposito di Brian) che ha da tempo imparato a convivere con le ossessioni del fratello Nate relative ad un misterioso show, intititolato “Cult“, che intende ucciderlo: ma quando suo fratello misteriosamente scompare, Jeff farà squadra con Skye Yarrow (Jessica Lucas), giovane assistente che lavora proprio in quel programma, per aiutarlo a scoprire quando di vero c’era nelle parole del fratello e chi siano i fan di questo show.
E’ una setta formata da appassionati della fiction, i cosiddetti “true believers”, di cui si scoprono delitti e violenze, complice anche una detective al di sopra di ogni sospetto. I due protagonisti, alla ricerca del fratello scomparso di Jeff, si trovano al centro di una trama fittissima di crimini, che vede alternarsi momenti reali e scene dal set dello show.
Plot interessante, una finzione nella finzione, in cui gli spettatori della serie entrano a far parte della sceneggiatura e interagiscono con gli attori.
Sia “Cult” che “The Following” hanno ingredienti di pura follia e violenza, che gli adepti di questi strani culti mettono in atto.
Il comune denominatore delle due serie americane incentrate sull’adorazione di un capo “spirituale”, è il reclutamento dei followers attraverso i social networks.
La rete è il luogo ideale per diffondere i messaggi e convincere le menti fragili che possono trovare forza e ispirazione nel senso di appartenenza a qualcosa di più grande.
Un fenomeno inquietante e potenzialmente pericoloso, se un giorno divenisse reale: creare un network di persone con lo stesso credo attraverso il web è tanto facile quanto rischioso e forse la finzione non sarebbe così distante dalla realtà.
di Gloria Bogi