domenica, 20 Luglio 2014
La tv che piace: Dracula e Orange is the New Black
Tra vecchi vampiri e nuovi carcerati, ecco due serie da cercare
Che i serial TV siano diventati più significativi all’interno della narrazione filmica contemporanea di quanto non siano i prodotti destinati al botteghino, questo ormai l’hanno capito tutti. Il formato del tv-show permette di approfondire trame e caratteri, e nello stesso tempo spezzetta l’attenzione richiesta nel limite dei 40/45 minuti, che si adatta bene a fruitori abituati al ritmo del web, quali sono la maggior parte del pubblico attento ed evoluto.

Perché sia ben chiaro, se avete letto fin qui, siete un tipo di pubblico attento ed evoluto. E di buon gusto.

Il buon gusto retrò della società vittoriana e lo splatter si mischiano in “Dracula”, serie creata da Cole Haddon e Daniel Knauf, che ha debuttato il 25 ottobre 2013 sul network NBC.

Si, è proprio quel Dracula, e OK: quando gli autori hanno fatto il massimo sforzo per trovare un’idea originale non dev’essere schizzato il sangue dal naso. Però la serie è godibile e ben ambientata nella Londra del XIX secolo, i ghirigori e le aggiunte della trama alla narrazione principale sono abbastanza coerenti con il testo originale. Jonathan Rhys Meyers è un gran figo, il che non guasta per il pubblico che apprezza il genere; un gradino inferiori in quanto a charme le interpreti femminili, in particolare Jessica De Gouw un po’ troppo a suo agio nella parte della Patata Lessa che imponeva il ruolo di Mina Murray fu Ilona.

Hashtag #IlMaleHaSempreIlSuoFascino, 6+ (in onda in Italia su Mya dal 29 marzo 2014)
A proposito di bad boys (and girls), da non perdere “Orange Is the New Black”di Netflix, ideata da Jenji Kohan. Una svolta epocale per la tv perché per la prima volta una serie destinata al grande pubblico viene realizzata da una web media company e distribuito interamente via internet: anzi, se siete appassionati di binge watching potete scaricarvi l’intera prima serie in un colpo solo e guardare tutti gli episodi finchè non vi sanguinano gli occhi, staccando il telefono e infliggendo un colpo mortale alla vostra vita sociale (ma dovete abitare negli USA perché Netflix non è ancora sbarcata in Italia, oppure arrangiarvi sapete-voi-come).

Non siete ancora totalmente affascinati? Allora sappiate che la serie racconta le vicende di Piper Chapman, giovane newyorkese che, alla vigilia del matrimonio, si trova catapultata in una prigione federale per un reato di droga commesso anni prima, in quella che per lei è ormai una vita precedente.

Improvvisamente deve scontare 14 mesi assieme a detenute e secondini dalle storie estreme, un intero un campionario di umanità borderline. Tratto da una storia vera e scritta da Jenji Kohan, la serie affronta il tema della diversità con ironia e un liberatorio cinismo.

Impossibile da produrre in Italia, se non altro perché sarebbe inverosimile andare in carcere dopo così tanto tempo per una “bagatella” giovanile (spaccio), quindi imperdibile.

Hashtag # AMeNonPuoCapitareVero?” Voto 8 (in programma su Rai 4 nel corso del 2014)
La prossima volta cercheremo di parlare male anzi malissimo di quelle serie che ci hanno deluso, così ci si diverte di più.

Corrado Gigliotti
Comunicatore, screen addicted, ha studiato con Carlo Freccero e Felice Rossello, se qualcosa è rimasto tra i neuroni potrebbe valere la pena leggerlo.
gigliocorrado@twitter.com