lunedì, 21 Marzo 2016

Mozart in the Jungle 2: recensione della seconda stagione

di Corrado Gigliotti
Abbiamo visto la seconda stagione della serie tv Mozart in the Jungle.


Guardare la seconda stagione di Mozart in the Jungle e farsi guidare dalla bellezza della musica è un tutt’uno, aspettarsi che tutto il telefilm sia all’altezza della colonna sonora viene naturale, purtroppo questo non succede e la delusione è tanto più forte quanto erano (sono) le potenzialità dello show; la serie resta godibile, ma sa tanto di occasione persa. Forse sarebbe stato progetto troppo ambizioso per chiunque raggiungere con tutte le componenti della serie -regia fotografia recitazione storyline - i livelli della colonna sonora, tuttavia resta la sensazione di una splendida occasione sprecata, perché il tono del racconto delle passioni umane che fanno da contrappunto alla passione più grande di tutte – la musica- scade un po’ troppo per lasciare spazio a una specie di “beautiful tra suonatori”, senza sviluppare le peculiarità dello show. Un difetto già presente nella prima serie che peggiora nella seconda.

Tra l’altro tutte le puntate di Mozart in the Jungle sono rilasciate on line contemporaneamente, secondo gli ultimi dettami della TV seriale, tuttavia proprio questa circostanza contribuisce a mettere in evidenza qualche piccolo avvitamento su sé stessa della trama, un passaggio a vuoto qui, una ripetizione là, piccole cose che si evidenziano guardando l’opera tutta di seguito, e che probabilmente non si noterebbero con la fruizione diluita secondo la classica scansione settimanale.



E di classico lo show avrebbe parecchio: tutti gli elementi della commedia romantica sono lì pronti all’uso. La giovane “allieva” – in questo caso l’ultima arrivata nell’orchestra- che si innamora del “maestro”, in questo caso “maestro” al cubo, tutti lo chiamano così, proprio in italiano, in omaggio al suo ruolo di direttore d’orchestra; l’altro legame con un giovane fidanzato troppo preoccupato della propria carriera per prendersi cura della relazione; i vari ostacoli che congiurano al realizzarsi della storia d’amore, che infatti rimane (quasi) sottotraccia per tutto il tempo. La parte affascinante dello show è sicuramente composta dall’intreccio tra musica classica e sottotrame, lo caratterizzano e gli danno quell’unicità che altrimenti non avrebbe. L’affresco in cui si muove l’immaginaria filarmonica di New York invece è potente: le gelosie professionali e un poco infantili degli orchestrali, i raggiri da consiglio di amministrazione, ma sopratutto la figura di Rodrigo da esibire come giovane direttore anticonvenzionale per rinnovare l’immagine dell’orchestra, ma allo stesso tempo da far marciare dentro i rigidi binari del business, della raccolta fondi, della compatibilità economica dell’arte; ove tutto ciò viene richiesto a un uomo rappresentato come la quintessenza del ‘latinos’ secondo la classica rappresentazione stereotipata, tutto passione e poco calcolo.

Tutta l’ambientazione è affascinante, cattura l’occhio e l’attenzione seguendo le diverse relazioni a sfondo sessuale e gettando uno sguardo sulla vita bohemienne dei protagonisti, - chi se non loro si puo’ permettere un’esistenza tale- ma per dirci che in fondo il vero amore di tutti è per la musica, la vera ragione di vita di tutti i personaggi, compresi gli orchestrali e Thomas Pembridge, l’anziano Maestro con mire da compositore. Non per denaro né per fama, ma per musica, si muovono i personaggi sulla scena, e riconoscere e mostrare la sconfinata passione è il grande pregio di Mozart In The Jungle.

Per questo quando la commedia procede secondo binari già scritti si “soffre” nel sentire tanta passione nella colonna sonora non corrisposta dagli altri elementi della narrazione.

L’altro elemento problematico della seconda stagione è la mancanza di un vero finale, il che da un lato ci rallegra perché ci rassicura sulla terza, già ovvia dalla scena finale della season 2 e poi anche ufficialmente confermata, ma ovviamente lascia i fan con un piccolo torto in più da digerire. Con tutti i difetti, comunque anche questa stagione ha conquistato diversi riconoscimenti compresi i Golden Globe, e sicuramente vale la pena di seguirla, ché non è perfetta ma abbiamo visto di ben peggio.

Mozart in the Jungle è una serie televisiva statunitense prodotta da Picrow per Amazon Studios è interpretata da Malcolm McDowell, Saffron Burrows, Bernadette Peters e Gael García Bernal, nel ruolo di Rodrigo; è ispirata a Mozart in the Jungle: Sex, Drugs, and Classical Music, un libro di memorie pubblicato dall'oboista Blair Tindall nel 2005 sulla sua carriera professionale a New York.

#perchisuonalafilarmonica voto 6 ½

Corrado Gigliotti

Comunicatore, screen addicted, ha studiato con Carlo Freccero e Felice Rossello, se qualcosa è rimasto tra i neuroni potrebbe valere la pena leggerlo.

gigliocorrado@twitter.com