lunedì, 21 Settembre 2015

Tim Robbins segretario di Stato sopra le righe in The Brink

di Tiziano Marino
Insieme a Jack Black e Pablo Schreiber prova a scongiurare la Terza Guerra Mondiale
LOS ANGELES – Prendete un segretario di Stato americano un po’ sulle nuvole e molto farfallone (Tim Robbins), un umile funzionario degli affari esteri che di diplomatico ha ben poco (Jack Black) e infine un asso dell’aviazione militare indisciplinato e con un debole per gli stupefacenti (Pablo Schreiber, il “Pornstache” di “Orange Is The New Black”). Considerate ora che tra Stati Uniti e Pakistan è appena scoppiata una crisi diplomatica e che le sorti del mondo intero sono affidate proprio a questi tre disparati e disperati personaggi. Creata dai fratelli Roberto e Kim Benabib, “The Brink” è la serie tv firmata HBO – in Italia trasmessa dal canale Sky Atlantic (canale 110 di Sky) da venerdì 4 settembre – in stile dark comedy, che parla in modo molto ironico e con gli strumenti della satira politica, di una crisi internazionale che rischia di sfociare nella Terza Guerra Mondiale.

Tim Robbins è la punta di diamante. Premio Oscar nel 2004 per “Mystic River” e candidato agli Academy Awards come miglior regista per “Dead Man Walking”, nell’immaginario collettivo sarà sempre ricordato anche per un altro grande ruolo: quello del vice-direttore di banca Andy Dufresne, il protagonista de “Le Ali della Libertà”.



Mr. Robbins, cosa l’ha convinta a entrare a far parte di un progetto che la vede impegnato sia davanti sia dietro la telecamera? Il secondo episodio infatti è diretto proprio da lei.

“La sceneggiatura. Brillante, divertente, molto bella. Per questo ho deciso di accettare la parte senza alcun tentennamento. E lo stesso discorso è stato fatto da Jack (Black, ndr). L’ho chiamato e gli ho chiesto se avesse avuto intenzione di accettare. Non ci ha pensato un secondo nel rispondermi in modo affermativo”.



La prima volta che incontriamo Walter Larson è completamente nudo e in dolce compagnia della sua assistente.

“Quando mi dissero che la mia parte sarebbe stata quella di un segretario di Stato americano, ho pensato: ‘Sarà davvero una noia’, ma appena ho iniziato a leggere lo script e ho scoperto questo esordio mi sono dovuto ricredere: non poteva esserci inizio migliore. In realtà, però, quando ci si ritrova a farsi riprendere senza vestiti, la situazione è sempre molto imbarazzante”.

Non esattamente un comportamento consono al ruolo di segretario di Stato che interpreta. Cosa ne pensa?

“Nel loro mondo i politici sono considerati delle vere e proprie rock star. Se mai le dovesse capitare di partecipare a qualche festa a Washington ricoprendo una carica così importante, sono certo che si sentirebbe esattamente come si sentono le star di Hollywood a Los Angeles. La gente sarebbe disposta a fare per lei qualsiasi cosa, indipendentemente da quello che potrebbe avere in cambio. L’indulgenza verso qualcuno d’importante è una naturale conseguenza di questa situazione, che si tratti di alcol, droga o prostitute. Una volta qualcuno disse che Washington è la Hollywood per le persone brutte… ”.



Lei è sempre stato molto attivo dal punto di vista politico. In occasione delle elezioni presidenziali del 2000, si era schierato al fianco di Ralph Nader. Chi pensa di votare alle prossime, in programma nel 2016?

“Penso che questa volta me ne starò seduto in disparte. Uno degli insegnamenti più importanti che ho potuto apprendere dall’attivisimo politico è che spesso è molto più soddisfacente agire concretamente per cambiare le cose piuttosto che cercare un piedistallo su cui salire e pronunciare la fatidica quanto inutile frase: ‘Dobbiamo cambiare le cose’”.