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Dopo Sandra Bullock in Gravity, ora è Anne Hathaway a superare i confini del mondo
Alle donne le commedie romantiche, agli uomini i film di guerra e di fantascienza. Se in passato la suddivisione di genere a Hollywood funzionava così,  ora le cose stanno cambiando.

Gravity, l’anno scorso, ha quasi portato la protagonista Sandra Bullock all’Oscar grazie alla sua interpretazione, da esclusiva protagonista, di una naufraga dello spazio.

Anche quest’anno Interstellar,  il nuovo film di Christopher Nolan su un pionieristico viaggio al di fuori del sistema solare è una prova che le donne sono entrate a pieno titolo nel business del genere sci-fi. Il protagonista principale resta, in questo caso, un uomo Matthew Mcconaughey,  ma due ruoli importanti sono assegnati a Anne Hathaway e Jessica Chastain. Se poi si considera che Mackenzie Foy, la bambina figlia di Bella e Edward nella saga di Twilight, interpreta il ruolo della Chastain da bambina, ecco che la prevalenza di donne sul set può essere definita notevole.

Il film parla dell’ultima frontiera del pionierismo. In un mondo che sta morendo per la mancanza di cibo, gli uomini devono cercare un altro luogo dover far sopravvivere l’umanità. A cercare questo luogo, fuori dal nostro universo, andrà Cooper (Matthew McConaughey). Ma Cooper, ex pilota diventato agricoltore, sarà accompagnato dalla collega Amelia, mentre sulla terra lascerà due figli  adolescenti,  Tom e Murph,  ragazzina che con il padre condivide la passione per la scienza.  Murph crescerà durante il film e Mackenzie Foy sarà sostituita da Jessica Chastain sullo schermo.

Nominata per due Oscar, nel 2012 (con The Help) e l’anno scorso per Zero Dark Thirty la Chastain spiega che etichettare il nuovo film di Nolan con il genere fantascienza è riduttivo. Per Jessica il film è anche, e forse soprattutto, una storia d’amore. “Questa è una storia che racconta dello spazio, del tempo, dei buchi neri ma anche di qualcosa di molto profondo e assolutamente umano. Questa è anche una storia d’amore. Una storia di quanto c’è d’intangibile che connette gli esseri umani. Perché si può capire la scienza ma non si può totalmente definire e capire l’amore, ed è però l’amore che muove da sempre l’umanità che gli fa compiere certi passi che altrimenti rimarrebbero incompiuti. Anche l’amore per l’arte o l’amore per il cinema vanno in questo senso. L’arte non si capisce perfettamente, non può essere confinata dietro regole o formule, è qualcosa che ti travolge e ti lava via completamente. Anche l’arte di fare film che parlano di scienza”.Anne Hathaway,  che nel film interpreta la compagna di viaggio di Cooper,  la pensa nella stessa maniera: “L’amore non è solo una cosa da hippy, da slogan ‘facciamo l’amore non la guerra’, è qualcosa che distingue e lega l’umanità.  Non voglio sembrare melensa, ma quello che connette l’umanità e la fa progredire è proprio l’amore, prima che la scienza”.

Rimane comunque l’aspetto scientifico raccontato dal film, non semplice, come tutti i lavori di Christopher Nolan. “Quando interpreti una scienziata – spiega Jessica Chastain – devi completamente capire di cosa stai parlando altrimenti non sei credibile. Per questo abbiamo avuto la fortuna di avere sul set Kip”.

Kip Thorne è il fisico il cui lavoro ha ispirato la pellicola di Norton. Lo scienziato ha fatto da consulente alla produzione del film e ha avuto anche il ruolo di produttore esecutivo. “Kip è stato meraviglioso nel riuscire a spiegare a noi poveri comuni mortali i concetti che sono alla base del film -  dice Anne Hathaway – solo quando ho veramente capito, ho potuto affrontare il viaggio emotivo del mio personaggio. Perché, diciamocelo, è vero che noi donne siamo più emotive della maggior parte degli uomini. E io credo che questa sensibilità sia in grado di portare un aspetto nuovo e fresco alle storie di fantascienza raccontate al cinema, e magari di avvicinare il pubblico femminile”.

Dunque è vero, il rapporto fra donne e il cinema di fantascienza sta cambiando. In passato erano figure di secondo piano, c’era la principessa Leila di Guerre Stellari, interpretata da Carrie Fisher, c’era Sean Young in Blade Runner, la nostra Ornella Muti in Flash Gordon, un’altra italiana, Monica Bellucci, ha interpretato Persephone in Matrix Reloaded e Revolutions, ma solo una figura femminile in passato è riuscita a fare breccia in quel mondo ad alto tasso di testosterone e questa figura è

Sigourney Weaver. “Il fatto è che sono stata sempre troppo alta per i ruoli romantici”,  spiega la Ellen Ripley della saga di Alien che, dopo il primo film di Ridley Scott del 1979, è continuata nel 1986 con l’Aliens diretto da James Cameron che molto più recentemente l’ha voluta in Avatar. Nel frattempo la Weaver è stata anche Dana Barrett nei due Ghostbuster e ha fatto parte del cast di Galaxy Quest, divertente parodia di Star Trek. A lei dunque, indubbiamente, spetta lo scettro di regina dello spazio.
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